Non molto tempo fa, in una galassia vicina, dopo anni e anni di star wars battlefront (che almeno personalmente reputo degni di esistere) e giochi che sono un insulto al termine gioco stesso, qualcuno ebbe la bellissima idea di creare un nuovo capitolo che sia di rottura con il passato: un vero gioco action basato su tutto quello che un vecchio fan di star wars apprezza, ossia i combattimenti con la spada laser.
Quello che notiamo immediatamente è un impostazione datata del mondo di gioco, dove nonostante le mappe siano sufficientemente grandi ed esplorabili, abbiamo a che fare con il più classico dei percorsi ad ostacoli dove ad ogni porta chiusa corrisponde un girotondo di 15 minuti tra strettoie e combattimenti. Scenografia e fotografia del mondo di gioco sono ben curate, cinematografiche direi, e non potrebbe essere altrimenti visto che dietro alla realizzazione di questo jedi: fallen order abbiamo anche la presenza della LucasFilm che, in quanto ad ambientazioni, sa il fatto suo.
Abbiamo anche la possibilità di esplorare liberamente i vari pianeti, man mano che avanzeremo con la storia. Una intera astronave alle nostre dipendenze che ci porterà ovunque vogliamo durante la nostra avventura, mentre il ritornare su un pianeta già visitato ci permetterà di affrontare numerosi puzzle ambientali alla ricerca di percorsi nascosti per andare a trovare quelli che sono i potenziamenti più importanti e fondamentali, necessari per poter progredire nella storia e per ad affettare stormtrooper e faune locali in maniera sempre più divertente ed originale.
Il sistema di combattimento è qualcosa che non ti aspetti; direi che si tratta della vera chicca del gioco che, oscurato dal nome importante che porta in dote, in qualche modo passa in secondo piano.
Iniziamo la nostra avventura con la scelta della difficoltà, che non va presa alla leggera come in altri titoli: la prima propone una modalità “passeggiata nei boschi” per chi magari è interessato solo alla storia, seconda e terza opzione ripropongono due modalità impegnative e divertenti, in cui ciò che varia sono l’aggressività della IA ed il tempo utile per effettuare una parata. L’ultima opzione di difficoltà è un’autentica carneficina degna dei vari Dark Souls e questo paragone non è un caso (consiglio la seconda per iniziare, poi la terza appena avete preso dimestichezza con i controlli, l’imput lag e le meccaniche di gioco).
Fin dalle prime spadate ci rendiamo conto che abbiamo di fronte ad un gioco che premia molto lo stile di gioco definito dai più come “SOULSLIKE”, ovvero quella tipologia che premia molto parate a tempo (dette Parry) e schivate per aprire la guardia degli avversari e fare danno; lo reputo più affine ad un “SEKIROLIKE” per la presenza di numerosi elementi comuni (abbiamo anche una barra per il vigore/postura che diminuisce con le parate fino all’azzeramento della stessa che corrisponde in gioco alla rottura della guardia).
Mai plagio è stato fatto meglio, anzi si ha quasi l’impressione che sotto certi aspetti sia anche più realistico di Sekiro: per fare un esempio pratico, ci sono un paio di frame di ritardo tra la pressione del tasto “para” e l’effettiva parata del personaggio che altro non sono che il tempo necessario a Cal (nome del protagonista) per portare la spada laser in posizione di parata (stesso discorso vale per la schivata ed il colpo caricato). Il livello di sfida è vero in questo gioco, le ultime due modalità sono davvero “difficili” perchè vanno ad influire su parametri che non sono la vita del personaggi, bensì l’ammontare di danni che si riceve, l’anticipo necessario al parry che diventa sempre minore e soprattutto l’aggressività della IA che passerà dal banale uno alla volta ad una vera e propria orda che farà di tutto per annientarti.
L’esplorazione, come sicuramente avrete già intuito, è parte fondamentale del gameplay, anche se non è per nulla incentivato. Andare in giro ad aprire percorsi nuovi e scorciatoie serve tanto a far andare più velocemente la storia nel momento in cui dobbiamo ritornare sul pianeta quanto a trovare i preziosissimi e fondamentali upgrade per la spada laser e BD 1 (il nostro piccolo compagno droide). Tutto il resto delle casse sparse per il gioco altro non sono che inutili oggetti cosmetici, dalle skin per la spada laser fino alle verniciature per la nave, BD 1 e il poncho che Cal indossa.
L’esplorazione stessa poi è una copia smaccata di quanto già visto in Tomb Rider oppure Uncharted, solo realizzata peggio ed è afflitta da numerosi bug sparsi che, molto spesso, ci costringono a riavviare il gioco perché inspiegabilmente ci si ritrova incastrati a mezzaria tra due rocce senza possibilità di muoversi.
Non esiste il salvataggio automatico perché, come nei giochi From Software, è presente il salvataggio al falò (o statua di buddha) che va trovato. Molto spesso ci si ritrova a correre e scappare per la mappa, mezzo morto, inseguito dai nemici, in cerca di un graffito a terra perché semplicemente troppa strada era stata percorsa per poter morire e rifarla da capo. Personalmente ho apprezzato molto questa soluzione perché aggiunge un senso di pericolo nell’esplorare una zona oppure introduce la necessità di pianificare un combattimento se non si è vicini al punto di salvataggio.
Dimentichiamoci completamente lo stealth: i nemici non sono quasi mai singoli ed aggirarli è spesso impossibile a meno che non sia il gioco stesso a dirti “passa da qui” oppure in endgame con una giusta padrona della forza e dell’ambiente circostante; risulta molto più semplice in alcuni casi semplicemente correre fino al prossimo punto di salvataggio che sono riconoscibili da dei graffiti per terra (detti punti di meditazione Jedi che oltre a ripristinare vita, forza e cure, danno accesso all’ albero delle abilità e fanno ricomparire tutti i nemici).
Il gioco si completa in circa 10 ore affrontando tutta la storia principale ed esplorando buona parte dei vari mondi disponibili (prima run chiusa all’87% di completamento), ma può essere affrontato in molte meno ore se si ha ben chiaro dove andare e quali power up prendere subito, tralasciando ovviamente le decine di casse sparse piene di skin.
Conclusioni
Arrivando alle conclusioni, i problemi con questo gioco sono tanti purtroppo e da un titolo che viene venduto a 60 euro, con poco più di 10 ore di gioco, senza incentivi alla rigiocabilità o all’esplorazione completa della mappa, senza sidequest ma pieno di bug (dovuti ad un mondo di gioco non rifinito fisicamente bene quanto lo è graficamente), non si riesce ad essere clementi. Non è un gioco che consiglierei a qualcuno a prezzo pieno (se non al fan incallito di star wars che però ci può solo giocare per un’ora al giorno, illudendosi di aver impiegato 2 settimane per finirlo e di aver fatto un investimento decente di 60 euro spalmati in 14 giorni di divertimento), ma essendo pubblicato da EA, lo si può trovare nell’EA Access (il servizio di abbonamento) che per pochi euro al mese ti dà la possibilità di giocare a questo e a tantissimi altri titoli senza il bisogno di comprarli. Ultima considerazione, ma non meno importante, è che questo gioco necessita di un buon framerate per essere goduto appieno, specialmente vista la natura dei combattimenti in cui dovete necessariamente essere reattivi con i comandi. Se siete su console ricordatevi di abilitare la modalità prestazioni massime nel menu di gioco (vi garantirà i 60 stabilissimi al misero prezzo di qualche texture meno elaborata), mentre su PC settate bene le impostazioni; io l’ho giocato su un portatile (GTX 1060 da 6gb e schermo a 120 hz) ed impostando texture, profondità e dettagli al massimo (mentre ho tenuto al minimo tutto il resto) stavo agilmente sui 90 fps, una vera gioia per gli occhi.