Sviluppato da CyberConnect2 e pubblicato da Bandai Namco su PS4 Xbox One e Windows attraverso Steam.
Il mio setup è composto da un HP OMEN 15 con i7 7700hq a 3.8 GHz su tutti i core con UnderVolt a -0.125V, GTX 1060 da 6 Gb Max-Q version stock, 16GB di Ram a 2666 MHz e schermo IPS a 120Hz di frequenza di aggiornamento con 4ms di tempo di risposta.
Giorno 17/01/2020, una data che ricorderemo per un po’ di tempo come quel giorno in cui siamo ritornati bambini, come quando all’età di 6 anni davanti alla TV alzavamo le mani al cielo per dare a Goku l’energia necessaria per la sua super sfera genkidama contro il terribile kid buu.
A distanza di quasi 30 anni (più o meno) la generazione dei millenials rivive ogni singolo istante di questa incredibile avventura, del Sayan venuto sulla terra per diventare il combattente più forte dell’universo, chiamato a rispondere di minacce sempre più grandi e spaventose con l’aiuto di della famiglia e degli amici.
Fin dalla schermata iniziale si nota come questo capitolo sia stato curato nei minimi dettagli; la grafica realizzata con stile Cel-Shading ha un impatto visivo eccezionale, incredibilmente fedele e necessariamente migliore dell’anime originale (che nei primi archi narrativi non eccelleva certo in accuratezza grafica). Questo permette al gioco di avere una estrema fluidità e di essere visivamente perfetto sia su console che ovviamente su PC, anche con hardware non proprio da gaming puro (sono sufficienti un Ryzen 1200 ed una gpu dedicata almeno pari ad una gt 750ti).
Questo lo rende un titolo perfettamente compatibile con il
target dei “nati negli anni 90” che vuole palesemente fare leva sull’effetto
nostalgia non solo dei primi gloriosi giochi ispirati all’universo DragonBall
(la saga Budokai Tenkaichi da cui trae il sistema di combattimento) ma
soprattutto dell’anime originale con cui condivide in pieno la trama delle
campagne principali.
Come l’anime appunto, il titolo si divide in archi narrativi che culminano con
la boss fight finale al quale è necessario arrivare preparati: non
dimentichiamoci che si tratta pur sempre di un titolo GDR, quindi tra un
combattimento e l’altro aspettatevi qualche quest secondaria, legate per lo più
alla raccolta di cibo, oggetti consumabili, sfere Z necessarie per i talenti
dei vari personaggi ed ovviamente il caro, vecchio “livellare il personaggio”,
da realizzare a suon di pugni su qualunque nemico osi incrociare la vostra
strada.
Il combat system è la gioia ed il dolore di questo DBZ
Kakarot: fin dal primissimo combattimento notiamo che è tutto incentrato sulla
spettacolarità dell’azione, sulle esplosioni e sul rincorrersi in volo tra
teletrasporti ed attacchi dell’aura. Restituisce in pieno quel senso di meraviglia
e stupore che ognuno di noi ha provato quando per la prima volta seguì le
avventure degli eroi Z in TV, le onde energetiche che colpiscono il bersaglio a
chilometri di distanza, le auree dei personaggi accecanti, le raffiche di colpi
a velocità incredibili; tutto è come la nostra mente ricorda, come se lo
vedessimo per la prima volta ma su uno schermo FHD a 60 FPS con una resa
grafica impensabile 30 anni fa.
Questa spettacolarità ha però un costo elevato: la si è potuta ottenere solo
semplificando all’estremo i comandi, per cui scordatevi le combo e le mosse che
hanno caratterizzato la saga ma che sono tipiche di un picchiaduro, cosa che
DBZ K ovviamente non è.
I combattimenti sono la continua pressione del tasto attacca seguita dal tanto
rincorri/teletrasporto seguito dal tasto ricarica aura, fino a quando non siete
pronti per la vostra mossa speciale che può essere una banale onda energetica
oppure la Final Flash di Vegeta; attenzione solo agli attacchi speciali degli
avversari ( il pattern di combattimento dei boss è estremamente simile data la
mancanza di combo), che vanno evitati tramite una sorta di minigioco durante il
combattimento in cui scappiamo o cerchiamo di evitare l’attacco, la giostra
ricomincia fino alla dipartita nostra o del nostro nemico di turno.
Come per la storia di DBZ, con i suoi 291 episodi, anche in questo gioco si ha molto spesso la sensazione di ritrovarsi improvvisamente in un episodio filler, in cui stiamo semplicemente livellando oppure svolgendo le varie quest secondarie; questo aspetto del gioco è stato reso in maniera terribile, a tal punto da provocare addirittura fastidio (almeno per me) nello svolgere questi compiti meno importanti ma necessari affinché si possa affrontare il prossimo nemico con migliori chance di successo, proprio come accadeva con gli episodi filler dell’anime originale (ricordate l’infinita traversata di Goku lungo il serpentone dell’aldilà per incontrare Re Kaio, mentre sulla terra Gohan si addestra con Piccolo? Nel gioco c’è un arco narrativo praticamente uguale in cui con Gohan dobbiamo “picchiare dinosauri” e “raccogliere mele” che è assolutamente paragonabile per lunghezza e noia).
Il mondo di gioco, tuttavia, è estremamente interessante dal punto di vista grafico e davvero parecchio vasto, anche se incredibilmente desertico e privo di un vera ragione che dovrebbe spingere il giocatore a sorvolarlo con la nuvoletta speedy, salvo nei momenti in cui siamo “costretti” a cercare nemici da sconfiggere. Non è stato creato un Openworld (difficile da realizzare vista la natura della trama) ma una serie di mappe davvero enormi delle varie regioni in cui si svolge tutta la storia: andarle a visitare tutte sarà davvero un bel viaggio ma comunque necessario per chi desidera il tanto agognato trofeo del 100% di completamento.
A neanche una settimana dall’uscita ufficiale del gioco, Alcuni rumors parlano già di una serie di espansioni che dovrebbero coprire le storie narrate nei vari film, nell’arco GT ed infine nell’arco Super (i manga sono ancora in fase di produzione e la storia è tutt’altro che conclusa). Resta da capire in che formula dovrebbero essere rilasciati (DLC a pagamento/ Season Pass) oppure saranno dei giochi stand alone come lo è stato questo DBZ Kakarot per l’arco Z, il più celebre tra tutti quelli creati dalla matita di Akira Toriyama. Se queste sono le premesse per una massiccia trasposizione videoludica dell’anime più famoso e celebre della storia dell’animazione televisiva, saremmo di fronte al titolo definitivo per eccellenza sulla storia di DragonBall: un’enciclopedia storica e ludica del cartone che ha segnato l’infanzia di una intera generazione di neotrentenni che dalla vita desiderano anche potersi fermare e ripensare a quei momenti in cui, da bambini, si faceva la “danza della fusione”, si lanciavano kamehameha immaginarie ed il bene, alla fine, vinceva sempre.
Conclusioni
DragonBall Z Kakarot è quella che possiamo definire un’autentica Operazione Nostalgia: con un comparto grafico che stupisce in quanto a fedeltà rappresenta il perfetto titolo da mettere in mostra accanto alla vostra console/Pc oppure in infinito generatore di immagini da wallpaper per un vero fan.
Dal punti di vista puramente dell’intrattenimento i limiti di una simile opera sono evidenti; non è un gioco che diverte quanto altri RPG più o meno noti, le sub quest sono poche e sebbene siano tratte la maggior parte da episodi filler dell’anime originale, proprio come quegli episodi finiscono per annoiare e spezzare il ritmo di una trama principale che, per quanto avvincente, presenta già da sola i suoi momenti più bassi in cui potersi fermare.
Come tutti i videogiochi di questa categoria (in cui rientra anche Star Wars Jedi: Fallen Order), DBZK rappresenta un must assoluto per chi è amante della storia originale ed in genere di tutto l’universo Dragonball; per chi è “profano” o per nulla interessato all’aspetto narrativo, si può senza dubbio affermare che esistono picchiaduro e giochi di ruolo che sono realizzati meglio, più coinvolgenti e più divertenti su cui passare le proprie preziose ore ritagliate durante la giornata per coltivare la passione per il gaming.