Dopo che Capcom è salita agli onori della cronaca videoludica con Resident Evil 2, eccellente remake dello storico secondo capitolo della saga (trovate qui la recensione) l’annuncio di un remake di Resident Evil 3, successore diretto del secondo capitolo che vede come protagonista Jill Valentine e la B.O.W Nemesis, icona del franchise, era cosa quasi scontata. Non ha perciò sorpreso nessuno l’annuncio allo state of play svoltosi il 10 Dicembre del 2019, nel quale è stato diffuso il primo trailer ufficiale del titolo in lavorazione. Le aspettative, chiaramente, erano molte, soprattutto perchè Resident Evil 3 è sempre stato considerato un po’ come il figlio della serva. Un buon capitolo, certamente, ma comunque inferiore al predecessore sotto quasi ogni punto di vista. Cera quindi la speranza che questo remake riuscisse a ribaltare la situazione, e ora che abbiamo potuto provare a fondo il titolo possiamo rispondere alla domanda che si sono fatti in molti: Capcom c’è riuscita?
Raccoon City è nel caos più totale. La fuga del virus, iniziata il 24 Settembre del 1998, è ormai arrivata al suo apice. La città di Raccoon City, un tempo ridente cittadina del Midwest statunitense, è diventata un inferno in terra. Orde di zombie e altre creature assetate di sangue infestano le vie della città, ed in questo scenario Jill Valentine, membro della S.T.A.R.S del Dipartimento di Polizia, si trova ad organizzare la propria fuga, determinata a farla pagare alla Umbrella Inc. Ma le cose non vanno come lei aveva programmato, e una nuova minaccia le si para davanti. Una B.O.W mandata dalla Umbrella per uccidere lei e qualsiasi altro membro della S.T.A.R.S. Una vera e propria Nemesi, col solo obiettivo di metterla a tacere per sempre.
Il gameplay di Resident Evil 3 Remake pesca a piene mani dall’ottimo lavoro svolto dal predecessore, proponendone lo stesso modello di gioco e apportandovi qualche miglioria per renderlo più fresco e più adatto ad un contesto di maggiore dinamicità, come del resto avveniva anche nella controparte del 1999. La visuale da sopra la spalla, ormai diventata un marchio di fabbrica della serie -escludendo il blasonato Resident Evil 7, con la sua visuale in prima persona- consente ancora una volta di rimanere sufficientemente vicini alla protagonista, Jill Valentine, e di ricavarne un buon senso di immersione, pur senza risultare invadente o fuori posto.
Sotto questo punto di vista, Resident Evil 3 potrebbe tranquillamente definirsi una strizzata d’occhio a chi ha amato e apprezzato il suo predecessore, sebbene dal setting di gioco appaia chiaro in maniera incontrovertibile che vi sia una svolta action molto più radicata. Se già i primi minuti iniziali contribuiscono a dare una chiara idea del taglio cinematografico dell’opera, proseguendo e potendo assaporare il gameplay vero e proprio è possibile non soltanto ritrovare elementi tipici del gioco originale, ma anche una dinamicità che Resident Evil 2 semplicemente non aveva. Ne è un esempio la gestione dell’inventario, che in questo capitolo è stata sveltita sensibilmente, consentendo a Jill di raccogliere immediatamente gli oggetti identici a quelli già raccolti in passato, che verranno messi immediatamente nell’inventario, consentendo quindi di potersi muovere con più rapidità senza perdere tempo inutile.
La componente che, però, più di ogni altra rimarca con decisione la svolta action del titolo è senza dubbio la schivata. Similmente a come avveniva nel gioco del 1999, infatti, anche in questo remake Jill è in grado di eseguire una schivata per sottrarsi agli attacchi nemici, procedimento che è stato reso molto più intuitivo e semplice da eseguire e che, nel caso si effettui col giusto tempismo, consente di eseguire una cosiddetta “schivata perfetta”, che ha come effetto un breve rallentamento del tempo di gioco e consente di mirare con precisione al punto debole dell’avversario.
Girovagando per Raccoon City e per le ambientazioni che ci vengono proposte, risulta chiaro come molti degli elementi del gioco originale siano stati mantenuti; i barili esplosivi, ad esempio, tramite i quali è possibile liberarsi di folti gruppi di nemici, sono presenti anche in questo remake, e costituiscono una buona aggiunta tattica al gameplay nel suo complesso, portando il giocatore a domandarsi se sia il caso di usarli contro quel gruppo fastidioso di nemici o se, piuttosto, sia meglio sfruttarli per minacce più grandi.
Si, perché in questo remake fa il suo ritorno quello che è diventato uno dei villain più iconici del franchise, se non addirittura il più iconico.
Nemesis, la B.O.W creata dalla Umbrella Inc. per mettere a tacere i membri della S.T.A.R.S, apparirà fin dalle prime fasi del gioco e darà la caccia alla protagonista in ogni modo possibile, cercando di ucciderla. E purtroppo con Nemesis arrivano i primi problemi, perchè se è vero che la sua presenza è una costante, a livello di trama, non si può fare a meno di tornare indietro con la memoria, a quando nel corso delle interviste pre relase gli sviluppatori dichiararono che l’inarrestabile B.O.W avrebbe utilizzato un’intelligenza artificiale basata su quella di Mr.X, presente in Resident Evil 2, e che avrebbe avuto più modi per rintracciare il giocatore. Questa dichiarazione si è purtroppo dimostrata falsa, e gli eventi che vedono la presenza di Nemesis sono sempre e comunque eventi per lo più scriptati introdotti da una cutscene, che ci costringeranno a scappare dal mostro. Sono realmente pochi i momenti in cui potremo girare per la città con l’ansia di incontrare il nostro terribile inseguitore, e se è vero che in quei momenti si riesce a provare realmente un senso di ansia costante, già dopo la prima partita tutto questo va bellamente a farsi benedire, perchè si diventa in grado di prevedere con assoluta precisione il momento e perfino il luogo di comparsa del nostro antagonista, arrivando a capire che oltrepassare un punto X corrisponde inevitabilmente all’apparizione di Nemesis nel punto Y. E non è purtroppo l’unico caso di dichiarazioni non veritiere inerenti al titolo. E’ inevitabile pensare che nei quattro mesi che hanno preceduto il lancio sono girate parecchie dichiarazioni da parte degli sviluppatori, alcune riguardanti perfino un mondo di gioco talmente grande da averli portati ad inserire addirittura il viaggio rapido, per mezzo del treno. Promessa, questa, che non si è purtroppo concretizzata. Perchè è questo uno dei più grandi difetti di Resident Evil 3 Remake.
Se le prime aree di gioco sono effettivamente più aperte e richiamano con precisione le atmosfere dell’originale, in questo remake sembra quasi di trovarsi di fronte ad un film interattivo. Tutto avviene molto, troppo in fretta, quasi come se il gioco volesse prenderti per mano e trascinarti verso il finale, una boss fight contro Nemesis dopo l’altra. Boss fight che, oltretutto, risultano anche poco ispirate rispetto a quelle iconiche dell’originale. A questo si può tranquillamente aggiungere un’eccessiva semplicità del gameplay, anche al livello di difficoltà Estremo. Esattamente come in Resident Evil 2 Remake, infatti, all’inizio del gioco è possibile selezionare un livello di difficoltà fra Assistita, Standard ed Estrema, senza che tuttavia queste offrano una sfida anche solo lontanamente paragonabile a quella dei corrispettivi di Resident Evil 2.
Una volta completato il gioco, sarà quindi possibile, tramite punti acquisiti completando diverse sfide, sbloccare alcuni bonus estremamente utili, come oggetti che aumentano attacco e difesa e così via. Un altro bonus è costituito dalle difficoltà Incubo, sbloccabili dopo aver terminato il gioco a difficoltà Estrema, e Inferno, a sua volta selezionabile dopo aver completato il gioco a difficoltà Incubo. E questo costituisce un altro problema nell’equilibrio del gioco, perchè se le prime tre modalità erano fin troppo facili, qui si è voluto puntare su un modus operandi diametralmente opposto, offrendo al giocatore una sfida che, per il giocatore “casual” risulta quasi impossibile da completare senza usufruire dei bonus sbloccabili una volta finito il gioco. Tutti questi fattori, uniti alla durata effettivamente breve del titolo, contribuiscono a dare un senso di amaro in bocca, una volta arrivati alla fine dei titoli di coda, come andare al ristorante e vedersi portare via il piatto prima ancora di poter finire di mangiare la pietanza che contiene.
Di tutt’altra caratura è invece il comparto tecnico di Resident Evil 3 Remake, che esattamente come avvenuto per il suo predecessore costituisce il fiore all’occhiello, senza mezzi termini, di questo titolo. Forte di un RE Engine rifinito e alleggerito, Resident Evil 3 Remake riesce a mostrare i muscoli anche su sistemi di fascia più modesta, grazie al suo variegato e completo menu di impostazioni grafiche che consente di personalizzare l’esperienza di gioco secondo i propri gusti. Giocando su pc è infatti sufficiente possedere una 5700 XT per godersi il titolo al massimo del dettaglio, in risoluzione 2k, usufruendo di un frame rate stabile e fisso a 60fps, mentre per le risoluzioni più basse è sufficiente possedere una ben più modesta 5500XT o anche schede della generazione precedente, come la RX580. Anche per quanto riguarda Nvidia la situazione rimane la stessa, ed è pertanto possibile godersi il gioco con tutti i crismi già con una 1060 da 6gb è possibile godersi il gioco al massimo del dettaglio, in Full HD, ad oltre 60 fps. Un gioco, quindi, ottimizzato in maniera pressochè perfetta, sebbene in un paio di occasioni sia possibile riscontrare alcuni cali importanti di fps, sempre negli stessi momenti, ma senza comunque compromettere l’esperienza di gioco in alcun modo.
Il comparto audio è poi di prim’ordine, esattamente come avvenuto per Resident Evil 2. Sfruttando ancora una volta l’audio binaurale Resident Evil 3 Remake offre un’esperienza sonora eccellente, nella quale i rumori ambientali, i versi dei nemici in lontananza e le musiche di sottofondo si uniscono per comporre una sinfonia dell’orrore capace di ricreare un’atmosfera perfetta, forte anche della colonna sonora che, differentemente da quanto avvenuto per Resident Evil 2, per la maggior parte si limita a prendere le tracce del gioco originale riproponendole in chiave più moderna.
Conclusioni
Resident Evil 3 Remake lo si potrebbe definire un vero e proprio passo falso, da parte di Capcom. Il progetto aveva tutte le potenzialità per eguagliare e addirittura superare l’eccellente remake di Resident Evil 2, ma purtroppo ciò che viene restituito all’utente una volta finito il gioco è la sensazione che si sarebbe potuto fare molto, molto di più. Il risultato è quello di un gioco che da l’impressione di volersi concludere in fretta, e che probabilmente è stato concluso in fretta dagli sviluppatori per la smania di pubblicarlo e monetizzare. Ed è un vero peccato, perchè se la breve durata del gioco non è di per sé un problema di gravità estrema, lo è invece la mancanza di reale contenuto e di rigiocabilità, che portano Resident Evil 3 ad essere ben più di un gradino sotto al suo predecessore, e ad essere bollato per sempre come quel gioco che avrebbe potuto essere e che invece non è mai stato.
“essere bollato per sempre come quel gioco che avrebbe potuto essere e che invece non è mai stato” penso sia il commento che riassume tutto, non è un brutto gioco, ma costa troppo, non è ai livelli del remake del 2, buoni propositi, realizzati senza quella fiamma.
Precisamente, il suo problema è proprio quello. Si vede che avevano le idee e che erano pure buone, ma probabilmente avevano troppa fretta di monetizzare (anche perchè pare che ci siano RE8 e REmake4 in sviluppo, il che di sicuro non ha contribuito)