Sviluppo: Cradle Games | Distributore: tinyBuild | Versione: Steam | Costo: 29.99 | Uscita: 30/07/2020 |
Negli ultimi anni sempre più spesso abbiamo sentito la parola Soulslike riferita a decine di titoli, quasi fosse una gara a chi fosse più degno di ricevere questo “marchio” da poter sfoggiare in maniera occulta sulle proprie copertine.
Ma cosa è esattamente un Soulslike? In quale genere dobbiamo collocare questa categoria di giochi?
Proviamo a rispondere a questa domanda andando a considerare il capostipite di questa famiglia di giochi, colui che ha fatto da apripista ed ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo, ovvero Dark Souls: si tratta di un Action RPG dai toni estremamente cupi in cui la MORTE, in ogni sua forma, la fa da padrona. Questo perché il gioco è pensato e strutturato per impedire al giocatore di orientarsi, di seguire delle indicazioni, di progredire in maniera lineare. La mappa può essere definita come “Open World” in cui le diverse aree sono altamente interconnesse da passaggi che vanno scoperti e/o aperti prima di poter proseguire, mentre i nemici avranno l’unico obiettivo di contrastare la nostra avanzata a discapito di tutto: tutti, anche i più insignificanti dei mob, hanno la capacità di abbatterci se non affrontati con la giusta concentrazione, mentre i numerosi boss disseminati ovunque hanno stili di combattimento e pattern di mosse che necessitano di numerosi tentativi anche solo per riuscire ad elaborare una strategia vincente per poter provare ad abbatterli.
La funzione di autosave è stata del tutto eliminata e l’unico modo per poter avere un punto di appoggio sono i cosiddetti falò che dovranno essere trovati ed abilitati dal giocatore.
In questi giochi si muore spesso e questo causa la perdita di tutti i punti finora raccolti (punti necessari per aumentare le nostre statistiche) mentre verremo rianimati in prossimità dell’ultimo falò abilitato.
Questo sistema, unito alla difficoltà spesso frustrante ed alla totale assenza di mappe o indicatori, rende la progressione estremamente frammentata e confusionaria, anche a causa dell’assenza di una trama evidente (che va scoperta) dalla quale il giocatore avrebbe potuto provare ad orientarsi.
Noi siamo dell’idea che i “Soulslike” siano in tutto 4, ovvero i Darksouls (ma abbiamo ancora qualche dubbio sul secondo capitolo) e Bloodbourne, sviluppati tutti da FromSoftware e crediamo che sia decisamente sbagliato voler ridurre l’intero genere dell’Action RPG ad un solo aggettivo. Questo impedisce al genere di progredire, di prendere strade nuove e di provare a stupire l’utente finale con qualcosa di nuovo come fu oramai 9 anni fa con il capostipite (scusateci ma DemonSouls non ce la sentiamo di includerlo, almeno fino all’uscita remake previsto).
Mai ci saremmo aspettati di avere a che fare con un genere a sé stante e la preoccupazione maggiore, in questo caso, è che adesso si punti a riproporre sempre lo stesso gioco, andando semplicemente a cambiare di volta in volta l’ambientazione o la storia.
Questo era lo spirito quando abbiamo messo le mani su Hellpoint per la prima volta e l’idea di partenza (grazie anche ad un trailer decisamente sottotono) non era delle migliori.
Ambientazione e storia
Scaricato da Steam in tempi da record (circa 5GB di file totali, grazie Gigabit !), al primo avvio la sensazione è quella tipica del Darksouls originale: non si ha la più pallida idea di chi si sta impersonando, di dove si è, di cosa sia successo. L’unica informazione, fornita immediatamente, è che si è nello spazio profondo su una stazione spaziale chiamata Irid Novo e che il luogo sembra stranamente deserto.
Data la natura del gioco non ci sembra corretto dirvi altro su questo titolo, preferiamo che siate voi stessi a scoprire passo dopo passo tutto sulla Lore dietro Hellpoint.
Gameplay e modalità di gioco
La prima sezione, della durata di circa un oretta se si è dei neofiti del genere (molto meno se si sa cosa fare in questi giochi), funziona da “tutorial” in cui cominciare a prendere confidenza con i comandi e con il combattimento.
Tutto l’impianto del gioco è identico a DarkSouls, dal combattimento fatto di parry e schivate fino ai “falò” (qui chiamati breccie) da trovare alle quali collegarsi per poter spendere Assiomi (aka Anime).
Il focus del gioco, tuttavia, sembra più incentrato sull’esplorazione che sul combattimento e questo apre ad un esperienza leggermente diversa che strizza molto l’occhio ai jumpscare (grazie anche agli ambienti chiusi e molto scuri) che ci hanno ricordato a tratti la saga di DeadSpace.
Proprio su questa inaspettata svolta vogliamo parlarvi del comparto sonoro che, alla luce di quello che poteva essere il gioco, ci ha profondamente deluso: durante l’avventura si sente di continuo in sottofondo il terribilmente fastidioso rumore di gorgoglii, rantoli e urla dei vari mob sparsi in giro, anche se sono distati decine di metri da noi. Questo ci ha lasciati contrariati poichè questo continuo sottofondo spezza del tutto la tensione durante l’esplorazione degli anfratti della stazione spaziale; molto spesso si viene aggrediti alle spalle quando si esplorano zone nuove ed una migliore gestione del suono avrebbe reso questa esperienza più specificatamente horror, arricchendo così le sensazioni provate durante il gioco.
Degna di menzione è la parte Multiplayer, in cui è possibile lasciare dei segni con cui poter interagire con tutta la community, fornendo indicazioni, tips o semplicemente prendendosi gioco degli altri utenti (non vi fidate ciecamente delle info trovate in questo modo, controllate sempre prima).
Se questo non dovesse bastare, si può lasciare una richiesta di aiuto (assieme ad un invito per una sessione di coppia) per poter riuscire a superare una parte particolarmente ostica, oppure la classica sfida 1 vs 1 per spezzare un po’ il ritmo della continua ricerca della strada da percorrere.
Le innovazioni in questo titolo comunque ci sono e permettono di affrontare questo gioco anche con differenti approcci. Anzitutto non sono presenti i danni critici, quindi quello che in Darksouls era l’aggirare un miniboss per colpirlo alle spalle, in Hellpoint è del tutto inutile; tuttavia abbiamo accesso ad un ampio arsenale che comprende (oltre a spade, scudi, mazze, spadoni e lance) anche le armi da fuoco, quindi possiamo decisamente variare lo stile di combattimento, altrimenti piatto e “scopiazzato”.
Un gadget, chiamato Omnicubo, racchiude in sé tutti i vari tool tipici e apre a qualche chicca (che non vogliamo spoilerarvi) per affrontare l’avventura al meglio.
Nota dolente, almeno per noi, è la difficoltà complessiva: dopo aver presupposto la genealogia di Hellpoint mai ci saremmo aspettati di avere vita facile durante la storia, invece spesso siamo riusciti a terminare in scioltezza anche le Boss-Fight (alcune addirittura al First-Try), per colpa di nemici con pochissime mosse a disposizione e dai pattern di combattimento estremamente prevedibili. Ci è invece piaciuta molto l’idea di un Underworld (stile Stranger Things) in cui si affronta la stessa mappa popolata da creature decisamente più toste da affrontare e dai bottini razziabili molto allettanti.
La storia ha una durata media di circa 20 ore, durante i quali è praticamente impossibile completare il gioco in tutte le sue parti, specialmente se si è alla prima run: tuttavia la vastità dell’arsenale e la storia (sempre troppo frammentata) spinge molto l’utente a rigiocare il titolo, anche solo per cercare di capire qualcosa in più di quanto è accaduto sulla Irid Novo e sul perché di tutta la vicenda.
Tecnica
Ricordandosi che abbiamo tra le mani un gioco sviluppato da quella che potremmo definire una piccola compagnia Indie (come del resto lo era FromSoftware prima che diventasse così celebre), il comparto tecnico è curato molto bene. Le ambientazioni di Irid Novo sono realizzate in maniera accurata e riescono alla perfezione a trasmettere una sensazione di alienante e deviato allo stesso tempo.
Anche il sonoro sarebbe realizzato bene ed in maniera precisa, se non fosse per il problema sopracitato che in pratica vi avvisa in anticipo di qualunque essere possiate trovarvi dietro l’angolo che state per attraversare (cosa che magari qualcuno potrebbe pure apprezzare). Facciamo i complimenti a Cradle Games anche per aver risolto a tempo di record un fastidiosissimo bug che causava la perdita definitiva degli Assiomi in caso di morte da caduta fuori dalla mappa, poiché la stazione spaziale e disseminata di ponti sospesi e passaggi in cui è facilissimo cadere e perdersi nello spazio profondo.
La telecamera, come da copione, presenta le stesse identiche criticità di tutti i giochi FromSoftware: basta avvicinarsi ad un muro mentre si ha la mira bloccata su un nemico per non vedere più nulla ed ormai ci abbiamo perso le speranze che a qualcuno venga in mente di correggere questa comune dinamica.
Conclusioni
PRO | CONTRO |
Ambientazione curata | Gameplay ed HUD totalmente derivati da DarkSouls |
Tecnicamente ben realizzato | Comparto sonoro compromettente |
Ampio arsenale con diversi approcci al combattimento | Basso livello di sfida (per gli appassionati del genere) |
Le premesse, come detto poco sopra, non erano forse delle migliori, con il pericolo di ricadere in un citazionismo forse troppo marcato, ma alla fine dei giochi il titolo di Crandle Games archivia un suo perchè.
Se per un attimo facessimo finta che DarkSouls non esistesse, questo Hellpoint sarebbe davvero un buon gioco: ha una atmosfera che incuriosisce molto, un livello di sfida tutto sommato adeguato e mai frustrante, una buona rigiocabilità, ed una mappa davvero immensa che porta alla labirintite se non si presta attenzione mentre si avanza nell’esplorazione.
Purtroppo l’appellativo di Soulslike compromette questo titolo: la FromSoftware esiste ed i suoi giochi pure, ed il paragone (anche per colpa degli sviluppatori che in certi aspetti lo hanno quasi plagiato) avviene immediato prima ancora del caricamento. Al cospetto del Primo (unico Soulslike degno di questo aggettivo) il confronto non regge e si resta inequivocabilmente delusi. Noi non siamo sicuri (affatto) di quali fossero le intenzioni degli sviluppatori quando pensarono Hellpoint e lo realizzarono in questo modo: ci piace pensare che la loro sia stata solo un’inspirazione che ha preso troppo il sopravvento, per questo siamo fiduciosi delle 3 stelle che ha guadagnato principalmente per la qualità tecnica del titolo, un’ambientazione davvero ben realizzata ed una storia intrigante.