C'era una volta il Giappone Sengoku
Siamo ignoranti in merito, lo ammettiamo: per noi la storia passata del Giappone può essere semplicemente (ed erroneamente) suddivisa in Giappone Feudale, Imperiale ed ante seconda guerra mondiale; ma così come per la storia di qualsiasi altra arte di mondo, anche nel Sol Levante la narrazione non è mai così semplice.
Nioh 2 è ambientato in un preciso periodo storico conosciuto con il nome di Sengoku, un epoca in cui il Giappone era suddiviso in tante regioni controllate dai Daimyō, mentre un unico Shogun, nominato direttamente dall’Imperatore, li controllava tutti con scarsi risultati spesso, visto il clima di guerre continue.
A fare da sfondo sono proprio queste guerre continue che con la loro violenza senza fine hanno corrotto la terra, permettendo la proliferazione dei demoni Yokai quali manifestazione dei più bassi istinti umani. Il nostro compito sarà quello di purificare il nostro piccolo pezzo di mondo sfruttando il fatto di essere anche noi protagonisti, a nostra volta, fusi con uno “spirito guardiano” che altro non è che un demone esso stesso (per fare un analogia siamo come il Diurno Blade, un vampiro che caccia vampiri).
Il gioco anzitutto si presenta ufficialmente come Prequel del primo Nioh, andando quindi ad esplorare un pezzo di storia inedita che, per evitare alcun tipo di spoiler, ometteremo del tutto.
Lasciateci dire che tuttavia non è la storia il focus principale del gioco, che abbiamo trovato piatta e “di contorno” al gioco, anche per l’impiego delle cinematiche come metodo narrativo tra i vari capitoli che come scelta stilistica che non abbiamo apprezzato moltissimo.
Ciò che invece è di pregevole fattura è l’ambientazione: il colpo d’occhio è eccezionale, con una profondità dei colori e delle immagini mostrate a schermo ammalianti. La scenografia delle varie missioni è stata creata ad arte proprio per enfatizzare ancora di più il colpo d’occhio, con accostamenti cromatici stupendi tra i colori del Giappone feudale (toni scuri e spendi del terreno e del legno accostati alla lucentezza scintillante dei metalli forgiati di armi ed armature) con i richiami classici della cultura epica di quelle terre (i classici ciliegi in fiore, le acque cristalline, il rosso acceso delle auree nemiche, i colori saturi delle armi e delle armature). In questa cornice già stupenda di suo, di innestano altre cromaticità dovute al mondo infernale dei Yokai caratterizzati da accenti gialli lucenti, rosso sangue e soprattutto il viola che, essendo un colore molto raro da trovare in natura, viene facilmente accostato alla sfera del soprannaturale. La possibilità di sfruttare a pieno degli schermi HDR (sia su PS5 che su PC) potrebbe di fatto enfatizzare maggiormente questi contrasti regalando delle immagini davvero evocative ed uniche in questo genere di giochi. (in una missione secondaria affrontabile subito dopo la prima avventura, potete apprezzare immediatamente questi accostamenti).
Ottima review 😉