Com’è noto ormai da qualche giorno, Nvidia ha cercato a modo proprio di combattere il fenomeno mining che, recentemente, è parte della causa del terribile shortage di gpu sul mercato, e di conseguenza del loro aumento di prezzo a dir poco spropositato. Più nello specifico, erano stati rilasciati dei driver che avrebbero, almeno sulla carta, limitato la capacità computazionale delle schede Ampere sui software per il mining. Questo argine, tuttavia, ha resistito ben poco.
Lo fa notare il sito PC Watch, secondo il quale le 3060 Ti e le 3070 sono già in grado di lavorare a pieno regime, e di rivelarsi quindi scelte efficaci per il mining di criptovalute. Oltre a questo, c’è purtroppo da segnalare che recentemente sono anche stati rilasciati dei driver che annullano il blocco menzionato in precedenza.
Scheda Video | Hashrate ETH (MH/Sec) | TDP (W) | Prezzo (MSRP) |
---|---|---|---|
Rtx 3090 | 98 | 350 | 1499$ |
Rtx 3080 | 85 | 320 | 699$ |
Rtx 3070 | 62 | 220 | 499$ |
Rtx 3060 Ti | 60 | 200 | 399$ |
Rtx 3060 | 50 | 170 | 329$ |
Sembra inoltre che la decisione di Nvidia di commercializzare schede apposite per il mining, ovvero la serie CMP, sprovvista di ingressi video e di conseguenza inutilizzabile per il gaming, non sia servita a nulla, dal momento che i miner saranno in grado di utilizzare questa serie di schede e quelle da gaming che sono state utilizzate finora. Questo, inevitabilmente, porterà lo shortage visto finora probabilmente perfino a peggiorare, con un conseguente aumento dei prezzi.
Insomma, se l’obiettivo di Nvidia era quello di facilitare le cose per i videogiocatori, si può dire che abbia fallito in una maniera talmente plateale da non avere metri di paragone. Alla società, del resto, va fin troppo bene, viene da notare. Perchè se da un lato ha fatto la sceneggiata di voler aiutare i gamer, che costituiscono una buona fetta delle sue fonti di entrate, dall’altro continuerà comunque a vendere le schede ai miner, con conseguenti introiti non indifferenti.