Di survival horror in prima persona ormai è pieno il mercato, al punto che diventa difficile sorprendersi per un nuovo lavoro appartenente a questo filone, a maggior ragione se appartenente al sotto genere di horror nel quale il combattimento non riveste una componente centrale, in luogo di un più ragionato e atmosferico approccio esplorativo. E’ il caso di Expedition Zero, che sicuramente non è di quei giochi destinati a passare alla storia come innovativi o addirittura pionieri in termini di setting e ambientazione. Il lavoro di Enigmatic Machines, che abbiamo avuto modo di provare tramite una demo, ci ha trasportati nella gelida Siberia e messo in controllo di un ingegnere facente parte di una spedizione ormai completamente finita allo sfascio, la cui unica priorità è diventata quella di abbandonare il luogo in cui si trova e scoprire la verità riguardo ai fatti che hanno portato alla situazione attuale. Un incipit, come dicevamo in apertura, di certo non innovativo, ma che se gestito con le dovute accortezze può regalare graditissime sorprese.
La prima cosa che salta all’occhio, appena avviato il gioco, è che è prevista e presente una localizzazione in italiano, sebbene ci sentiamo di segnalare come la scelta del font per i menu, successivamente riproposto anche durante il gameplay, renda piuttosto difficile comprendere cosa ci sia scritto a schermo. Una soluzione secondo noi piuttosto infelice che, in qualche modo, va a ledere l’accessibilità del titolo sebbene non in maniera invalidante. Accedendo al menu delle impostazioni è quindi possibile sistemare le impostazioni grafiche, che nella demo da noi provata apparivano immediatamente settate sul preset più alto, il che ci ha fatto supporre che l’hardware a nostra disposizione fosse più che sufficiente per gestire il titolo ad un frame rate di 60fps con la risoluzione impostata in FullHD. Purtroppo questa supposizione si è rivelata errata, in quanto pur potendo godere di un gameplay piuttosto fluido, al netto di qualche sporadico e trascurabile stuttering, e possedendo una configurazione composta da una AMD Radeon 5700 XT Sapphire Nitro +, Ryzen 5 2600 e 16gb di ram abbiamo registrato un frame rate medio di circa 50fps. Un risultato che sicuramente non inficia sulla godibilità del titolo, ma che nondimeno non ci saremmo aspettati, soprattutto considerando il livello grafico del titolo che non fa pensare esattamente ad un prodotto partorito nel corso della cosiddetta “next gen”
Appena avviata la partita, che peraltro non prevede un selettore della difficoltà, almeno per quanto riguarda la build da noi provata, ci si può rendere conto immediatamente di due cose. La prima, e forse quella che ci ha lasciati maggiormente perplessi, è che è si presente una localizzazione in italiano ma che questa è limitata ai menu, peraltro nemmeno in maniera integrale, e non comprende quindi anche i dialoghi, nemmeno nei sottotitoli, che sarebbero stati invero la componente che avrebbe maggiormente avuto bisogno di una localizzazione, viste le premesse fortemente story driven di questo titolo. Vogliamo tuttavia dare il beneficio del dubbio agli sviluppatori e pensare che sia una mancanza dovuta unicamente alla build incompleta del titolo, anche perchè in caso contrario si tratterebbe di una stranezza che potrebbe in qualche modo inficiare la godibilità di Expedition Zero.
La seconda cosa che è possibile notare è il livello grafico non esattamente all’altezza. Beninteso, siamo consapevoli di come una grafica ultra pompata e fotorealistica non sia una componente essenziale in un videogioco, nemmeno in un’epoca come quella odierna in cui si sta marciando sempre più speditamente verso una vera e propria simulazione della realtà, ma pur avendo in mente il punto cardine di trovarci di fronte ad una semplice demo non possiamo fare a meno di pensare che i ragazzi di Enigmatic Machines si siano limitati a fare il minimo indispensabile sotto questo punto di vista, finendo tuttavia per portarci una grafica che sembra uscita da due generazioni fa e che sicuramente rovina almeno in parte l’impatto del titolo.
Appena entrati in controllo del nostro avatar virtuale, che rimarrà per tutto il tempo senza volto e senza nome, avremo immediatamente un assaggio di quello che è il nucleo del gameplay di Expedition Zero: l’esplorazione. Chi si aspettava un qualcosa di simile a Resident Evil, S.T.A.L.K.E.R o perfino Outlast dovrà infatti ricredersi. Il nostro obiettivo non è quello di farci strada attraverso orde di nemici, o sfuggire ad inseguitori implacabili e invincibili, ma molto più semplicemente sopravvivere. E questo dettaglio Expedition Zero riesce ad incarnarlo alla perfezione. Basterà infatti guardarsi un poco intorno, una volta avuta la possibilità di esplorare l’ambientazione del rifugio, per comprendere come il tutto si basi su un meccanismo di reperimento delle risorse e di avanzamento. Per procedere sarà infatti necessario trovare oggetti chiave sparsi per la mappa, oggetti che sarà peraltro facile identificare in quanto interagendo con l’oggetto che li richiede sarà possibile notare sotto il prompt di comando una piccola icona raffigurante l’oggetto in questione ed il suo nome.
Per facilitare il giocatore, in tal senso, sono presenti dei tutorial a schermo che verranno mostrati ogni qualvolta dovremo compiere una determinata azione e che ci istruiranno sui comandi da premere per eseguirla. Se da una parte è piacevole non trovarsi completamente abbandonati a sé stessi ed avere un tutorial che ci spieghi come proseguire nel gioco almeno nelle sue azioni più basilari, dall’altra non ci ha convinto molto il fatto di dover chiudere manualmente le notifiche dei tutorial, le quali altrimenti rimarranno a schermo occupandone una porzione e quindi riducendo la visuale. E’ comunque possibile disattivarle completamente mediante la pressione di un tasto, anche se non ci sentiamo di consigliare questa opzione.
Una componente di cui potremo usufruire fin dalle prime battute è quella del crafting, un qualcosa che sta diventando una componente sempre più presente nei titoli odierni e che abbiamo apprezzato particolarmente. Non si tratta sicuramente di nulla di troppo elaborato o complesso, beninteso, e tutto ciò che ci verrà richiesto di fare sarà esplorare l’ambiente circostante per trovare materiali grezzi di ogni tipo come viti, cavi, scatole di metallo, circuiteria e altro, per poi scomporle mediante un’apposita attrezzatura e ricavarne materiali grezzi, i quali potranno essere a loro volta utilizzati per essere inserite nelle stampanti 3D sparse per il gioco e creare oggetti utili come la torcia, indispensabile nel folto del bosco siberiano, uno zaino più capiente o modifiche per la tuta indossata dal protagonista.
Il sistema di crafting di per sé è estremamente intuitivo e si basa su un sistema di drag and drop; basterà infatti prendere l’oggetto dal nostro inventario e trascinarlo nell’interfaccia della stampante e selezionare quindi “break down resources” per ottenere i materiali grezzi. Un meccanismo che di per sé funziona, e che diventerà presto il nucleo pulsante del nostro giocare ad Expedition Zero, sebbene l’interfaccia ci sia sembrata piuttosto anacronistica e molto più in linea con titoli del passato come Neverwinter Nights e tutto quel genere di gdr che andava maggiormente in voga nei primi anni duemila.
Nel corso delle nostre esplorazioni della tundra siberiana dovremo fare molta attenzione a tenere sott’occhio determinati valori, oltre naturalmente alla barra della vita del nostro protagonista. Uno di questi è il calore corporeo, che in un posto gelido come la Siberia assume un’importanza a dir poco capitale. Ogni volta che ci troveremo in una location esterna vedremo infatti l’indicatore del calore scendere lentamente ma inesorabilmente, il che contribuirà a metterci addosso quel senso di ansia ed urgenza che è quasi fisiologico in un titolo di questo genere. Per contrastare il freddo avremo quindi due opzioni, che ci vengono proposte dalla demo: trovare ciocchi di legno per accendere fuochi all’interno di stufe e bidoni, tramite i quali riscaldarci, oppure fare ritorno al rifugio, dove l’indicatore del calore corporeo non scenderà mai. Nella nostra prova abbiamo trovato pochi ciocchi di legno utilizzabili, il che ci ha fatto intuire come non vadano sprecati e come parimenti la loro gestione oculata sia una meccanica importante della componente survivalista di Expedition Zero.
Anche la batteria della torcia sarà qualcosa da tenere d’occhio. Dopo le prime battute di gioco potremo infatti creare una torcia indossabile, che potrà essere attivata grazie alla pressione del pulsante centrale del mouse: accendendola avremo ovviamente una maggiore visibilità e, in base alla nostra esperienza, avremo vita più facile nel tenere alla larga i nemici che incontreremo, ma più la torcia rimane accesa più la sua batteria si consumerà, costringendoci anche in questo caso ad una gestione oculata di questa risorsa, similmente a quanto avveniva con la videocamera di Outlast. E’ comunque possibile usufruire delle stazioni di ricarica, presenti nei punti centrali delle aree che visiteremo, per ricaricare la batteria e proseguire nella nostra esplorazione
Volendo parlare del combattimento con i mostri, ci troviamo ad avere opinioni piuttosto contrastanti. Se da una parte abbiamo apprezzato enormemente il fatto di trovarci di fronte ad una minaccia presente ma difficile da vedere e da affrontare, al punto che ci è risultato impossibile combattere con i nemici incontrati, dall’altra ci domandiamo se questa situazione si protrarrà per tutto il gioco, lasciandoci costantemente in balia delle creature ostili. Componente fondamentale di un gioco horror è quella di dare al giocatore la possibilità di far fronte in qualche modo alle minacce che gli vengono scagliate contro, che si tratti del puro e semplice combattimento, come Resident Evil insegna, o di nascondersi da qualche parte in attesa che il nemico vada altrove, come succede invece in titoli quali Outlast, Amnesia e Alien Isolation.
Nel corso della nostra prova non abbiamo avuto modo di attingere a nessuna di queste due opzioni, e sebbene ci siano state date delle armi con relative munizioni ci è altresì sembrato che i nemici fossero troppo veloci per essere colpiti, abbastanza da risultare pressoché invisibili e quindi non individuabili. Parlando di una semplice demo siamo disposti a dare anche qui il beneficio del dubbio e pensare che sia una situazione relegata meramente alle prime battute di gioco, ma non possiamo negare che questo particolare setting ha reso la nostra esperienza a tratti frustrante proprio a causa dell’impossibilità di affrontare in alcun modo i nemici che ci venivano contro.
L’impressione che abbiamo avuto giocando alla demo di Expedition Zero è quella di un titolo in cui incipit punta a farci percepire con crudele chiarezza quanto possa essere dura la Siberia. Circondati dal freddo artico, in un buio infestato di creature ostili pronte a farci a pezzi, l’ansia e la paura sono sensazioni che proveremo sicuramente giocando a questo titolo. E se questo basta per farci avere buone aspettative a riguardo, l’altro lato della medaglia è rappresentato dalle nostre perplessità in merito alla localizzazione parziale e ad un comparto grafico sicuramente non all’altezza coi tempi correnti, oltre che da una difficoltà che spesso rischia di virare verso una frustrazione abbastanza pressante da adombrare il divertimento che questo titolo può potenzialmente regalare al giocatore.
Dal canto nostro, comunque, siamo più che aperti a concedergli una possibilità, fermo restando che quella che abbiamo avuto modo di provare è una semplice demo e non il titolo completo. Di spazio per i miglioramenti ce n’è e per questo vogliamo dare fiducia ai ragazzi di Enigmatic Machines, nella speranza che possano smussare gli angoli di quello che ci è sembrato un diamante grezzo, capace di avvincere il giocatore più esigente. Ad ogni buon conto vi ricordiamo che Expedition Zero è disponibile a questo indirizzo e che la sua data di uscita prevista è per il 24 marzo. Siete pronti ad addentrarvi nelle lande gelide della Siberia?