Sviluppatore: | Distributore: | Versione testata: | Costo: | Data rilascio: |
1P2P | The Arcade Crew | Steam | 24,99€ | 10/03/2022 |
Prima esclusiva Stadia, poi disponibile anche su PlayStation, arriva anche su Steam questo curioso ma atipico Young Souls sviluppato da 1P2P e pubblicato da The Arcade Crew.
Momento infelice per un lancio sicuramente, con tutte le attenzioni del modo videoludico concentrate su altro al momento (trovare spazio tra 2 colossi mastodontici come Horizon Zero Dawn: Forbidden West ed Elden Ring è praticamente impossibile), ma la natura squisitamente Indie ed alcune peculiarità potrebbero dare a questo gioco il giusto spazio che merita a fronte di un’avventura contenuta nelle ore di gioco totali ma sempre coinvolgente ed arrembante, con un’attenzione particolare (ma non sempre costante) al ritmo che ci spinge sempre più in fondo, verso la fine della storia che si vuole narrare.
AMBIENTAZIONE E STORIA
L’incipit della storia che andremo ad affrontare risulta essere stra abusata nel mondo dell’intrattenimento: Tristan e Jenn sono 2 ragazzi orfani che vivono sollo la tutela legale del professore, l’unica figura che incontriamo paragonabile a quella di un genitore per i 2 protagonisti. Quanti film, serie TV o giochi aprono la propria avventura con il classico ragazzo problematico chiamato (spesso controvoglia) a fare l’eroe ed intraprendere un percorso che lo porterà ad una crescita sia anagrafica ma soprattutto emotiva.
Sebbene, come detto, questo sia un pretesto narrativo estremamente familiare, non sono affatto molti i giochi che possiedono 2 protagonisti la cui situazione di partenza è esattamente la stessa. Questo li porta ad avere sempre qualcuno accanto perfettamente capace di capirne problemi e difficoltà e crea un legame indissolubile con l’altra persona che viene trasposto molto bene nel gioco; i dialoghi tra i 2 fratelli sono frequenti e coinvolgenti e, se giocato in coop, amplificano molto la sensazione di avere sempre qualcuno accanto pronto a coprirti le spalle.
Ne avranno estremo bisogno, di supporto, perchè il mondo con loro sa essere davvero spietato: nella cittadina in cui vivono sono considerati teppisti, per cui ogni discussione diventa pretesto per uno scontro reagendo nell’esatto modo in cui vengono dipinti, anche quando loro staranno effettivamente salvando quelle stesse persone che detestano.
Nel sottosuolo poi, nel regno dei Troll, c’è poco spazio per la diplomazia con continui attacchi e frenetici scontri: una battaglia continua quindi la loro vita che si alterna tra combattimenti verbali di giorno e mazzate sui denti di sera.
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GAMEPLAY E MODALITA’ DI GIOCO
Parlare di Young Souls non è semplice perché nella sua natura più intima è la fusione di 2 stili che davvero poco hanno in comune: abbiamo per le mani il più classico dei picchiaduro a scorrimento (tanto celebri nei cabinati di oltre 20 anni fa) misto ad un elementare GDR con tutti i suoi tratti distintivi, per di più basato per essere un’esperienza COOP.
Sembra davvero un matrimonio di generi poco felice e dobbiamo ammettere che qualche volta (più di quelle che ci saremmo aspettati) le 2 anime del gioco entrano in forte contrasto cercando di prevalere di volta in volta nelle varie sezioni del gioco: non si ha mai la sensazione di avere tutto sotto controllo perché il gioco cambia faccia da un momento all’altro, ricordandoci costantemente di potenziarci e livellare come nel più classico degli RPG (e si, vi toccherà farmare risorse anche qui) mentre quello che vorremmo è continuare a picchiare qualunque cosa compari a schermo. Capita anche lo scenario opposto, quello che ci porterebbe a prenderci il nostro tempo per capire il mondo che ci circonda ma la sezione è già cambiata e nuovi nemici si palesano davanti a noi.
Gli spunti però sono eccezionali e alcune sezioni sono davvero pregevoli. Nemici ed i boss cambiano spesso ed il nostro approccio deve adeguarsi costantemente a chi abbiamo di fronte, le strategie che è possibile mettere in atto (con un altro amico) sono innumerevoli così come la possibilità di diversificarsi e creare quello che a tutti gli effetti è un piccolo party di 2 dps puri, un tank ed un dps, un support ed un tank e così via: le combinazioni non sono ovviamente infinite, ma quel poco di scelta concessoci nel disporre i punti livello e nell’equipaggiamento è sufficiente a caratterizzare Tristan e Jenn a tal punto da renderli di fatto 2 prototipi di classe differenti, che in partita possono ricoprire ruoli differenti mentre continua lo scorrimento verso la fine del livello.
L’ anima predominante per la maggior parte dell’avventura è quella del picchiaduro, poco da farci in merito. Si combatte però con spade e scudo le continue orde di nemici sfruttando tutti i trucchi del mestiere: timing degli attacchi, raggi di azione delle armi, punti ciechi ed aperture che i vari nemici ci offrono ed il più classico su e giù nella mappa per schivare gli attacchi o colpire di lato i nemici (PS: c’è anche il parry con contrattacco, quanto è strano vederlo in questa tipologia di gioco).
TECNICA
Sistema Prova: Lenovo Legion 5 Pro |
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Processore: AMD Ryzen R7 5800H |
Scheda Grafica: RTX 3070 140 Watt TGP |
Ram: 16 GB Samsung 3200 MHz CL 18 |
Archiviazione: SSD NVMe Crucial 2200MB/s in read |
Arriviamo forse alla parte facile della recensione in questo specifico caso; non per semplicità o per sintesi, sia chiaro, ma perché sul piano tecnico questo prodotto é davvero un gioiellino.
L’impatto grafico é senza dubbio molto scenico e coerente, lo stile scelto si sposa alla perfezione con la bassa richiesta di risorse e contribuisce a rendere l’opera quanto più democratica possibile, cosa senza dubbio apprezzata.
Mai un problema durante tutta la durata della run, complice anche la scelta di strutturare i livelli a capitoli chiusi, quasi a compartimenti stagni che mai possono comunicare tra di loro. Questo senza ombra di dubbio semplifica il lavoro degli sviluppatori ed evita loro tutta una serie di problemi che tanto affliggono altri titoli decisamente più complessi tecnicamente.
Questo per ribadire che la complessità tecnica può essere un’ arma a doppio taglio se viene sottovalutata e spesso, se la storia che si vuole narrare non lo richiede, la semplicità è ancora un’ottima via percorribile capace di dare vita ad autentici capolavori (ci viene in mente il fenomeno Hades).
Inutile soffermarci ulteriormente sulle prestazioni generali del gioco se non per dire che al lancio, oltre l’inutilmente elevata quantità di fps generati dalla macchina, siamo rimasti piacevolmente sorpresi di come velocemente il gioco riusciva ad adattarsi alle varie risoluzioni cambiando costantemente schermo.
Sappiamo che si tratta di un test molto poco scientifico in questo caso ma è sicuramente lodevole in risultato: Young Souls riusciva a ciclare immediatamente tra il display del laptop a risoluzione nativa (16:10 a 1600p) al monitor collegato via HDMI a 1080p 16:9 andando a ridimensionarsi e scalare immediatamente senza il nostro intervento diretto nelle impostazioni, cosa che che neanche il GotY annunciato del 2022 (Elden Ring) riesce a fare senza costringerci a riavviare il gioco.
CONCLUSIONI
Una decina di ore in tutto per arrivare alla fine di questo gioco nel migliore dei modi possibili, cercando di soddisfare sia la parte curiosa e ragionata del RPG, sia quella frenetica e combattiva del beat’em up.
Abbiamo tra le mani un prodotto unico nel suo genere (che non è sempre una cosa solo positiva o negativa), con un comparto tecnico meritevole di lode, uno stile grafico sempre coerente e piacevole, dei dialoghi all’apparenza superficiali ed eccessivamente sboccati ma che bene mostrano il disagio e l’arrabbiatura di 2 ragazzi che stanno cercando di fare la cosa giusta non sempre nel miglior modo possibile.
La storia vuole fondere 2 filoni incompatibili come il contemporaneo ed il fantasy allo stesso modo come il gioco vuole far convivere GDR e picchiaduro a scorrimento, quasi come a prenderci gusto nel trovare l’abbinamento più assurdo possibile ma è qui che spesso dei veri capolavori possono trovare origine.
Young Souls è un capolavoro quindi? No, ma è qualcosa di altrettanto importante: mostra ancora una volta al mondo dei videogiochi come i generi non debbano essere necessariamente a compartimenti stagni e che l’alchimia di un gioco la si ottiene non necessariamente rispettando i canoni prestabiliti dall’industria, ma con il ritmo ed i tempi di gioco (che non sono perfetti neanche qui).
Se stessimo meno tempo a contare (le ore totali di gameplay o i km^2 di una mappa) e più tempo a giocare, probabilmente avremmo meno BlockBuster completamente anonimi e più titoli vivaci ed intraprendenti per le mani, e quanto abbiamo bisogno di vivacità ora come ora in questo settore!