Uncharted 4 Raccolta l’eredità dei ladri Review

by Patrick Grioni
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Sviluppatore:Distributore:Versione testata:Costo:Data rilascio:
Naughty Dog
Iron Galxy Studio
SonySteam49,99 euro19/11/2022

Premessa dovuta: non ho giocato ne intendo giocare prima che esca su Pc a nessun capitolo precedente della serie Naugthy Dog, e quindi l’esperienza riportata si riferisce a un approccio da puro videogiocatore Pc.
Lo scrivo per smarcarmi dal noioso sospetto che la nostra analisi debba di necessità confrontarsi con prodotti che effettivamente non sono disponibili per l’ambito ludico Windows, ma anche per proporre un testo in cui mi vedo novello Natan Drake al culmine della sua epopea di ladro senza rimembranza di un, presumo glorioso, passato..

Perchè Sony abbia deciso di debuttare con un quarto capitolo? Questa è proprio una bella domanda, ma sta di fatto che il prodotto, lo anticipo subito, è fruibile come avventura singola senza perdersi molto, con un tutto tondo che probabilmente si potenzia con riferimenti a me ignoti, ma che comunque riesce a essere coerente e completo.

De Facto mi era stato presentato come un Tomb Raider al maschile (e questo è forse un male per chi ama certe forme femminile, comunque ridimensionate in Shadow) misto a un elegante narrazione da National Treasure di Nicolas Cage e Diana Kruger, e devo dire che mi sono ritrovato in questa descrizione, perchè in effetti Uncharted conserva quella magia e quella comunione di mistero e intrigo, misto a storiografia.

E’ quindi con molta curiosità, e forse un po’ di benevola ingenuità, che ho preso mouse e tastiera in mano e mi sono buttato nell’avventura Sony, trovandomi 2 ore e mezza dopo decisamente “appassionato” e coinvolto nelle vicende di Nathan Drake e il fratello Sam .


IL CLASSICO TESORO PIRATA, O FORSE NO


Se qualcuno mi avesse chiesto, da appassionato di storia (non a caso all’università questo ho studiato) un’introduzione sul pirata Henry Avery, probabilmente avrei aperto qualche cassetto della memoria senza però riuscire a essere molto più che indicativo, essendo esso una figura di spicco della pirateria e imbarazzo per la compagnia delle Indie inglese, ma soprattutto ricordato come un’ombra sfuggevole e detentore di un enorme tesoro stimato in circa 90 milioni di sterline, che diventano per una moltiplicazione fantasiosa, 400 milioni di dollari nel gioco.

Quale base migliore, quindi, per imbastire una spedizione di ricerca storiografica di un grande capitano pirata scomparso? Uncharted 4, nella sua componente “Fine di un Ladro” verterà proprio su questo, ma lo fa con una narrazione ricca di Flash Back e rimandi, con sessioni che tendono a raccontare il rapporto tra i due fratelli Drake più che concentrarsi meramente sull’impresa.

Sam, infatti, il più grande dei due, dopo la morte della madre si è smarcato dalla pesante mano delle regole dell’orfanotrofio dove Nathan è ancora legato, e in un primo tutorial inizieremo a capire le basi del gameplay avventurandoci in una simpatica sezione di parkour duale, il tutto con la finalità di mostrarci la nuova moto di Sam acquistata con i soldi del suo provvisorio impiego.

Essa rappresenta chiaramente la libertà, la possibilità, ed è contrapposta alla dura prigionia nel penitenziario di Panama che i due condivideranno insieme all’antagonista Adler nella sequenza successiva, utile a legare la loro infanzia con la ricerca del tesoro di Avery: in un’ala del penitenziario, infatti, si trova il passaggio per una torre diroccata fondamento portante degli enigmi che il pirata del XVII secolo ha voluto lasciare ai posteri e proprio qui avverrà un evento chiave della storia che non intendo svelare.

Nathan, infatti, dopo un passato avventuro che ignoro (come ho detto non conosco gli altri capitoli e voglio riportare un’esperienza puramente da giocatore Pc) ha deciso di dedicarsi alla famiglia e al suo nuovo impiego di “bonifica” delle acque, insomma un uomo tutto casa e lavoro con la sua compagna Elena Fisher, con cui si sfiderà a un titolo originale Playstation (Proprio con una emulazione dello stesso in game, tale Crash Bandicoot) mentre favoleggerà con un velo di nostalgia a possibili avventure e guadagni favolosi (proprio riprendendo l’intento di trovare il tesoro di Avery, ormai messo in secondo piano), sarà su questo piano che presto si innescherà il cuore di Uncharted 4 Fine di un Ladro, quando ormai le pedine e la narrazione avranno introdotto adeguatamente meccaniche e personaggi.

Nel pacchetto proposto da Sony, però, vi è anche un capitolo denominato “L’eredità Perduta“, che ho inizialmente pensato fosse un DLC del gioco originale, ma giocandolo mi sono reso conto che merita il titolo di avventura a se stante: certo l’universo e i legami sono gli stessi, compresi alcuni personaggi, ma cambia completamente scenario e equilibrio.

Ci troviamo, infatti, nei panni di Chloe Frazer alla ricerca della Zanna di Ganesh in una Calcutta dai colori rossi e ocra, in un mercato alle prese con una bambina furbetta, Meenu, che diventa l’icona dell’innocenza.
Siamo nel mezzo di una vera e propria guerra civile guidata dai ribelli di un tale Asav, guarda caso anche lui alla ricerca della zanna, ma non per fini pecuniari/storiografici, ma come simbolo in grado di legittimare il suo movimento.
Si tratta di un “capitolo” decisamente diverso, con una narrazione incentrata unicamente sul presente e sulle due protagoniste (oltre a Chloe troveremo anche Nadine, una mercenaria che era nostra antagonista, invece, in “Fine di un Ladro”) e che vuole trasmettere dei fini più nobili, di rispetto per il popolo indiano e le sue tradizioni.

Certo è tutto poco abilmente mascherato da istinti capitalistici, sia da una parte che dell’altra, ma mentre nel tema principale di Uncharted 4 la personale ordalia dei fratelli Drake vira man mano verso istinti più nobili, nelle vicende di Chloe è l’amore per un popolo, quello indiano, rappresentato dall’innocenza di Meenu, a assurgere.


TRA BOCCHE DI FUOCO E SCALATE


Uncharted 4 ha un ritmo ben definito. Vi sono sezioni tipicamente solitarie/familiari in cui ci verrà chiesto di scalare, perlustrare, analizzare zone anguste e impervie, con quel senso della scoperta sempre presente, altre in cui affronteremo flotte di nemici che non si sa come e perchè saranno sempre un passo davanti a noi, per finire in simulacri di open world dove ci verranno proposti semplici enigmi per sbloccare nuove aree dove proseguire nella nostra ricerca.

L’intreccio tra narrazione e gameplay, soprattutto nel capitolo Fine di un ladro, che include tutta una sezione di Flashback, l’ho trovato abbastanza convincente, anche se la varietà è indubbiamente latitante, le animazioni e la resa dei personaggi riescono a sostenere dialoghi e avvenimenti in maniera assai limpida, ma il bilanciamento non mi ha convinto in funzione delle sezioni di shooting/stealth.

Esse sono inverosimili quando a fronte di nostri sforzi considerevoli per raggiungere certi luoghi, ci si trova un gruppo paramilitare armato che senza fatica ha già preso posizioni che teoricamente dovrebbero essere intuizioni storiche e storiografiche dedotte da manufatti che loro non dovrebbero possedere (e comprendere).

L’alternanza, quindi, tra momenti di approfondimento, esplorazione e lotta è troppo sbilanciata verso quest’ultima, che avrei riservato a sfida non solo più verosimile, ma anche meno frequente, tanto che ho affrontato dette sezioni con un retrogusto di noia che è il caso di segnalare.

Di diverso registro i passaggi dinamici in cui le nostre abilità di scalatore/scalatrice sono combinate al pericolo di un inseguimento o alla minaccia delle armi, compresi i rari confronti corpo a corpo o le sezioni di passaggio in cui affronteremo direttamente i nostri antagonisti principali (Nadine o Asav che sia).

Insomma Uncharted 4 non inventa certo nulla di nuovo, siamo in un grammatica consolidata dalla serie Tomb Raider o ancora prima i primi capitoli di Indiana Jones in 3D, dove eccelle è sicuramente sul lato presentazione e narrativo, con un doppiaggio italiano che ho trovato perfetto e una resa di emozioni e personaggi sicuramente ben amalgamata e riuscita.

Non mancano, ovviamente, collezioni di memorabilia sparse per la mappa e delle missioni che potrei definire “secondarie” per sbloccare certi particolari artefatti, ma per fortuna non abbiamo tombe da ispezionare come succede in Tomb Raider, pratica che avrei bollato come dispersiva.

A livello puramente di abilità nelle scalate questa sorta di Parkour è implementato in maniera molto fluida, con la possibilità di saltare su appigli lontani, usare un chiodo da scalata per serrare punti intermedi e un rampino per dondolarsi su specifici supporti o evitare rovinose cadute.

Le sezioni di shooting, invece, sono abbastanza noiose, ma anche approssimate: il parco armi non è espandibile o modificabile, se ne possono utilizzare solo 2 contemporaneamente, pistola e fucile (o Panserfaust o Javelin), gli Hitpoints è evidente che non tengano in considerazione la precisione del mouse, l’IA nemica è fatta di coperture e attacchi kamikaze, oltre che routine decisamente poco flessibili, mentre l’approccio del confronto sarà similare a un Gears Of War, ma con un risultato più approssimativo.

Certamente mi sono chiesto se tale setting fosse necessario nell’economia del titolo, ma la conclusione a cui sono giunto è che mantenendolo tale, il confronto armato con il nemico più che un passaggio valorizzante rischia di essere una seccatura.

Parlando di antagonisti ve ne sono un numero limitato, si passa dal soldato semplice, quello corazzato, il cecchino e pochissime altre varianti, se consideriamo tali i mezzi a supporto blindati.


UN PLAUSO TECNICO


Sistema Prova
Processore: R5 5600X
Scheda Grafica: RX 6800 XT
Ram: 16 GB Ram 3200 Mhz
Archiviazione: 500 GB + 250 GB SSD/NVME

Dal lato puramente tecnico, pur essendo evidente nelle sezioni più ampie che non sia un titolo che spinga, almeno su Pc, la componente grafica al massimo, ci troviamo di fronte a una resa assolutamente pregevole, tanto che in alcune sezioni casalinghe mi sono sorpreso del notevole fotorealismo raggiunto.

A livello di performance, a 3440X1440 (5M di pixels, un carico del 20% superiore a un 2k) non ho faticato a mantenere i 144 fps limite, in fatto di Hz, del mio pannello: il titolo è stato impostato al massimo livello di dettaglio con FSR 2.0 sulla qualità massima.
Insomma un risultato notevole.


SU STEAM DECK

Anche su Steam Deck Uncharted 4 al dettaglio alto in risoluzione nativa 1280×800 si comporta più che bene, facendo segnare dai 45 ai 30 fps (45 perchè è il nostro cap sul device Valve), con ottima resa e una buona risposta dei comandi.

I modelli dei personaggi e le animazioni sono il fiore all’occhiello della produzione Sony, ed è palese che gran parte delle risorse siano andate in quella direzione, mentre le texture mantengono un buon livello senza eccedere troppo: non sono presenti preziosismi calcolati con tecniche di Ray Tracing, ma in verità non se ne sente nemmeno la mancanza, certo alcuni riflessi sui personaggi sembrano un po’ plasticosi e troppo “unti”, ma in generale è un comparto che vuoi per ottimizzazione che risultato concreto è indubbiamente da premiare.

Il sonoro, come abbiamo detto con un audio nel nostro idioma che posso tranquillamente definire praticamente perfetto, presenta un accompagnamento delizioso e curato, con ritmi giustamente accentuati nelle sequenze più drammatiche ed effetti sonori mai troppo invadenti, che definirei semplicemente giusti.

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