La piattaforma AM4 ha rappresentato per AMD, e per Jim Keller (il genio poi passato a Intel per poi finire a progettare sensori per l’elettronica di consumo), una scommessa verso il riscatto in rapporto a un’architettura, dallo scrivente comunque ancora amata (e che utilizza ogni giorno) che uscì nel 2011, ben 12 anni fa, con il nome inizialmente di Zambezi, per poi variare in Vishera con la seconda interpretazione e dare i natali quindi a FX 8350. (passando da microarchitettura Bulldozer a Piledriver)
Vi furono in verità tentativi di rivalutare l’offerta, attraverso la corsa verso una maggiore frequenza operativa con le SKU FX 8370 o ancora FX 9370 e 9590, in grado di raggiungere la frequenza incredibile, per i tempi, di ben 5 Ghz, ma al costo di un TDP di 220W.
In verità la serie che debuttò con Bulldozer aveva un progetto di base. poi sviluppato su architettura Ryzen: un socket che potesse durare ben 4 generazioni di CPU, e questo obiettivo è il motivo per il quale mi trovo a scrivere questo articolo, essendo una prospettiva realizzata con l’attuale serie di processori.
Ad essere onesti un assaggio di terza generazione si ebbe con FX, tali Steamroller, che con il passaggio ai 28nm con core Kaveri, fecero intravedere nuove possibilità con un IPC migliorato del 10%, ma di cui ne uscirono solo due modelli (FX 7600 e 7600P) a basso consumo, segno che si puntasse pesantemente sul nuovo progetto Zen, che era la speranza e ha costituito, indubbiamente, un mattone fondamentale per la rinascita di AMD.
Dall’altra sponda Intel, che con i vari Sandy Bridge e Ivy Bridge offriva al mercato, per il tipo di software presente ai tempi, una soluzione in grado di svettare negli ambiti più consumer, mentre faticava molto di più a contrastare AMD nel Multi Threads puro.
C’è da dire che per la modalità con cui il software veniva scritto e la non imparzialità del compilatore Intel che di certo non favoriva AMD, ebbe un ruolo non indifferente, ma di fatto, ai tempi, se si escludono software da un’architettura decisamente evoluta come Crysis 3 (ambito in cui FX era in grado di svettare) il divario era molto consistente.
Per fare due esempi pratici di software appesantiti da una struttura in grado di sfruttare unicamente IPC (e comparto cache-ram), possiamo citare alcuni test da noi effettuati ai tempi su Skyrim che vedeva I5 2500K a stock ottenere 55 fps contro gli appena 35 di FX 8150, mentre in Starcraft II negli incontri 4 vs 4, a fine partita, abbiamo scorto frame medi di 20-25 per AMD, contro un quantitativo praticamente doppio di Intel.
Davanti a questi numeri e al sostanziale pareggio (di I7 2600K e FX 8150 in MT), senza considerare le maggiori criticità termiche, si capisce la scelta di AMD di puntare ad altro, di nuovo, di rivoluzionario, e per questo compito la mano di Jim Keller fu fondamentale: lasciato agire con carta bianca si pensava, a ragione, che chi progettò i leggendari Athlon K7, potesse rifare la magia.
Nacque così, ma in verità era una prospettiva che partiva da più lontano, quello che tutti conosciamo come Zen e che debuttò con la prima incarnazione con Ryzen 7 1700,1700X e 1800X il 2 marzo 2017, ben 6 anni fa, e che costituì il debutto sia dei chipset serie 300, che del Socket AM4 col tentativo di riproporre la formula di un unica base per 4 update di CPU, questa volta, peraltro con molte novità nel suo viaggio, riuscendoci e dando un segno indelebile al mercato.
La concorrenza di AMD ha, infatti, sdoganato lo schema tradizionale che vedeva i quad cores con HT come soluzioni di serie 7 Intel premium consumer, frutto dell’inerzia della stessa e della mancanza di concorrenza e appetibilità di AMD, per anni, infatti, creator e giocatori si sono sostanzialmente accontentati delle briciole, e solo investendo cifre importanti su piattaforme serie E, potevano ambire a carichi MT più ragionevoli.
Perchè questo articolo dunque, e cosa andremo a fare? La motivazione che mi ha spinto a pensare di voler confrontare ben 4 generazioni di processori è stata la curiosità di evidenziare le differenze di performance e valorizzare un concetto che ritengo premiante: aver cura dell’utenza non si manifesta solamente con qualche punto percentuale nei benchmark, ma direi soprattutto nell’innovazione e nella flessibilità che ha consentito, con qualche ovvio limite, a un utente che ha scommesso sul chipset X370 di poter montare anche l’ultimissima CPU AMD, R7 5800X3D.
Se si pensa da dove siamo partiti, con lo scetticismo dei vari Asus, Gigabyte, Msi verso il primo ZEN, con relativi problemi iniziali non dovuti propriamente al progetto, e quelle correzioni in corsa per poi innamorarsi delle caratteristiche delle CPU AMD tanto da farle dominare un mercato importante come quello tedesco, sembra quasi una storia alla Cinderella Man.