Sviluppatore: | Distributore: | Versione testata: | Costo: | Data rilascio: |
Odd Meter | 11 bit studios | Steam | 24,99 Euro | 02/05/2024 |
“È giusto che un albero abbia mille foglie e l’altro mille e una? È giusto che quando due persone lanciano i dadi una ottenga un sei e l’altra un due?“…
…chiede il Diavolo alla giovane Indika. L’opera di Odd Meter ripercorre gli arcaici passi che hanno contraddistinto la letteratura russa dell’Ottocento: il rapporto fra l’uomo e Dio, terreno e divino; la messa in discussione dei valori politici e religiosi, pervasivi a tal punto da aver intorpidito la società russa e le sue istituzioni. Un’avventura in terza persona horror che non è horror. Ha elementi survival, ma se li dimentica subito. Parla di videogiochi pur avendo con protagonista una suora.
Affronta dei temi difficilmente toccati nel mondo videoludico, che in realtà sono più comuni di quel che si pensi. Racconta una storia tragica, ma con grande ironia. Dura davvero poco, ma alla fine si capisce che è il tempo giusto. Questo per dire che la recensione di Indika è un affare davvero complicato e probabilmente il voto alla fine sarà semplicemente espressione di un lancio di dadi. O forse no…
Siamo pronti a tirare le somme su questo peculiare titolo.
NEL NOME DEL PADRE…
Gli avvenimenti oscuri di Indika hanno inizio in un complesso monastico situato fra le fredde e impervie montagne della Russia centrale, luogo sacro perennemente avvolto dalla neve. Si tratta di un’esistenza all’insegna del monachesimo, dove la propria individualità viene sacrificata in favore di una spiritualità assoluta, eppure la totale abnegazione sembra non essere abbastanza: Indika, questo appunto il nome della protagonista, viene trattata con superficialità se non con estremo disprezzo, un atteggiamento del tutto ingiustificabile da chi si professa puro e caritevole.
Questo titolo, in apparenza, è un gioco che parla di religione. Parla dei dubbi di una ragazza che, obbligata a farsi suora e a vivere in convento, si ritrova a fare i conti con la sua coscienza lacerata, sempre in lotta tra ciò che è costretta a essere e ciò che vorrebbe essere. Parla del suo rapporto con la virtù e con il peccato e di come affronti il desiderio di esprimere una sua parte repressa, che sembra sempre essere in procinto di esplodere per tutta la durata della storia. Perché in apparenza? La religione c’è, ed è una presenza quasi asfissiante: siamo in una Russia alternativa della fine del 1800, in cui la Chiesa ortodossa è uno dei poteri dominanti della nazione, quasi schiacciante in alcuni momenti. L’intera ambientazione è permeata della presenza del potere religioso, che si manifesta anche nei luoghi più sperduti attraverso le icone e i quadri che si trovano all’interno degli edifici visitabili.
Durante le quattro ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, non tutte le domande riceveranno una risposta chiarificatrice, ma l’intreccio narrativo del gioco è meno complesso di quanto ci si possa aspettare. È negli scambi fra i personaggi che si cela la vera complessità dell’opera di Odd Meter: durante il nostro viaggio saremo accompagnati da un detenuto di nome Ilya, stabilendo progressivamente un rapporto sempre più intimo con quest’ultimo.
L’umanità raffigurata all’interno dell’avventura sembra essere destinata all’oblio, all’indifferenza, eppure è nelle piccole domande che si pone quotidianamente che si celano le sue migliori qualità; ciononostante, una cruda verità può sortire effetti tutt’altro che positivi, cosa che la produzione riesce a sottolineare con efficacia.
I SAW THE DEVIL
Ad aggravare i dubbi esistenziali di Indika saranno non solo le circostanze, ma soprattutto la voce del demonio: si tratta di un’entità meno presente di quanto ci aspettassimo, eppure capace di instillare la giusta quantità di incertezza nel cuore della giovane suora.
Oltre a mettere in dubbio le sue convinzioni spirituali, il Diavolo avrà il potere di distorcere a proprio piacimento l’ambiente circostante, ed è solo pregando tramite un apposito tasto che potremo riportare “ordine”: seppur presente in un numero limitato di occasioni, questa basilare meccanica riesce a comunicare con semplicità il conflitto in essere del racconto, che vede contrapporsi da un lato le certezze offerte da una fede incrollabile, dall’altro, il caos indecifrabile dell’esistenza, dell’assenza di un intervento divino in grado di rimettere le cose al proprio posto.
La realtà “diabolica” che ci si para davanti è sì frammentaria, ma non per questo inutile: è solo accogliendola che a un certo punto potremo proseguire, quasi a suggerire che la dicotomia tra bene-male, giusto-sbagliato, sia estremamente sottile. Ad ogni modo, il Diavolo non sarà il nostro unico ostacolo: a rallentare il viaggio di Indika, troveremo una serie di enigmi ambientali non particolarmente originali o brillanti, ma in grado quantomeno di diversificare il ritmo dell’avventura.
Forse sono proprio gli elementi tipicamente ludici uno degli aspetti più interessanti della produzione: all’interno del gioco, infatti, potremo ottenere punti spendibili in potenziamenti che ci permettono di guadagnare moltiplicatori di punteggio o salire di livello; una sorta di farming compulsivo che non ha alcun impatto né sulla protagonista né sull’esperienza in sé.
Accumulare punti è un’attività del tutto inutile, ed è il titolo stesso a comunicarcelo. A questo punto è lecito chiedersi: per quale motivo Odd Meter ha pensato di introdurre un elemento simile in un’esperienza che guarda più a titoli come Hellblade che a un arcade degli anni 90? Indika scende a patti con l’impossibilità di non rendere “ludico” il videoludico e, con un atto di pura genialità, decide di integrare nell’avventura tutti quegli elementi che ci aspetteremmo da un videogame classico: sistema di level up, abilità, collezionabili e così via.
La protagonista potrà accumulare punti raccogliendo santini o accendendo un cero alle figure religiose sparse per il mondo, sottolineando come i precetti cristiani siano a loro volta ludicizzati attraverso un sistema di regole che contrappone il bene al male, il giusto allo sbagliato. Sin da piccoli, ci viene inculcata l’idea secondo cui un agire corretto condurrà inevitabilmente a una ricompensa, sia essa terrena o divina. E poi impariamo a nostre spese come la realtà sia ben diversa da come ce l’hanno raccontata: e in fin dei conti…”Ognuno sta solo sul cuor della terra“.
UN ESPERIENZA CINEMATOGRAFICA
Sistema Prova |
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Processore: Intel Core I7 14900K |
Scheda Grafica: Nvidia ROG Strix 4080 |
Ram: 32 Gb Gskill – Trident Z 6600 Mhz |
Archiviazione: SSD Samsung 990 Pro 1 TB |
La versione da noi testata ha mostrato qualche incertezza sul fronte tecnico: alcune texture ci sono apparse poco definite, soprattutto negli scenari innevati, e il frame rate altalenante in determinati frangenti, nonostante il gioco girasse in 4K su una Nvidia STRIX 4080. Fortuna vuole che a due giorni dal lancio sia stata pubblicata una patch di 18GB, e siamo felici di poter constatare una pulizia del codice maggiore rispetto alle nostre prime esperienze con l’avventura.
A fare veramente la differenza sono le cinematiche, che si fregiano di un uso sapiente di Unreal Engine: luci, ombre ed effetti particellari sono ben fatti e gestiti saggiamente, donando all’immagine un aspetto cinematografico degno di nota.
Considerando le dimensioni del team, il risultato raggiunto è più che apprezzabile. Per quanto riguarda il comparto sonoro, anche qui Indika ribalta le nostre aspettative: difatti fa largo uso di tracce elettroniche, di quelle che ci aspetteremmo di ascoltare in un titolo a 8-bit, con tanto di jingle quando raccogliamo un collezionabile o saliamo di livello.
Le musiche di Mike Sabadash generano un effetto dissociativo che ben si amalgama con le tematiche dell’opera, sottolineando come tutti gli elementi che compongono Indika siano stati costruiti in funzione di un determinato messaggio. Come spesso avviene per i prodotti a basso budget, Indika non dispone di un adattamento in lingua italiana. Il nostro consiglio, comunque, è di giocarci con sottotitoli in inglese e doppiaggio in russo, splendidamente realizzato.
Molto interessante, appena mi libero da Baldur’s Gate 3 lo gioco volentieri.