Frostpunk 2 Review

by Patrick Grioni
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Sviluppatore:Distributore:Versione testata:Costo:Data rilascio:
11 bit studios11 bit studiosSteam44,99 euro20/09/2024

Fui un grande estimatore del primo capitolo della serie Frostpunk di 11 bit studios, casa di produzione polacca che ha sempre avuto un tocco narrativo e strategico che ho saputo apprezzare.
Il tema che debuttò con il lancio dello stesso fu una serie di sfide non banali, l’architettura di uno prodotto sostanzialmente city builder si intrecciava contro un nemico impalpabile, ma temibilissimo: il freddo.

Il tempo scandiva una litania decisamente malinconica, al limite dell’isteria e si esploravano le intimità dell’uomo davanti alla sfida più ardua, la sopravvivenza, un elemento osmotico che ti entrava dentro, in un decadente stile steampunk.

Mi resi conto come le scelte morali, di fronte alla prospettiva dell’annientamento, diventassero un fattore che cambiava i paradigmi tra giusto e sbagliato, influenzando allo stesso tempo la difficoltà di gioco: potevi imporre turni disumani ai tuoi cittadini, che però rischiavano di ammalarsi, rischiavano di non essere felici, ma la necessità empirica mi portò a essere più dittatoriale, quando il mio intento era, inizialmente, un approccio più tenero e democratico.

Frostpunk non ti perdonava nulla, e lo iniziai almeno 7-8 volte, imparando dai miei errori e ingegnerizzando la mia città, che si propagava dalla fornace, sempre meglio, ma con punte di cinismo che non mi hanno mai rappresentato: il tema che mi si apriva non era solo portare a termine un gioco che mi aveva stregato, ma farlo con le mie regole.

Ovviamente non posso che essere onorato di poter giocare in anteprima questo secondo capitolo, per rinverdire, spero, quelle sensazioni e con un po’ di fortuna ampliarle in un prodotto che oso sperare sia addirittura migliore, un compito non facile.


IL GRANDE FREDDO


In effetti della storiografia di Frostpunk 2 si sa molto, nell’introduzione veniamo informati come il precedente comandante di Nuova Londra sia passato a miglior vita, e viene rappresentato in sedia a rotelle vecchio e morente.
Nuova Londra, per chi non avesse giocato il primo capitolo, rappresenta la speranza di sopravvivenza dell’umanità, un bastione duro e poco riscaldato che ha resistito per 30 anni alle intemperie di una nuova, famelica, glaciazione.

Perchè il mondo si trovi in questo stato a fine 800 non pare essere chiaro, si può ipotizzare un cambiamento climatico dovuto all’inquinamento di una prematura industrializzazione, un meteorite o una guerra con relativo Fallout in funzione dell’utilizzo di armi a fissione nucleare.

Quello che è certo è che Frostpunk ci presenta un passato alternativo e affascinante, dove il progresso è stato influenzato a partire dal 1823 con la riuscita della macchina differenziale di Charles Babbage, l’inventore inglese (realmente esistito) che per alcuni anticipò Ada Lovelace nella definizione dell’informatica moderna: la successiva macchina analitica, possibile grazie ai fondi derivati dalla prima, risulta la chiave di una società diversa ma molto anticipatoria rispetto a quella che conosciamo.

Tutto storicamente molto affascinante e per certi versi intrecciato con una narrazione romanzata: questo portò a un progresso fatto di automi, grazie alla successiva ingegnerizzazione dei calcolatori meccanici e alla scoperta degli Steam Cores, frutto della ricerca del professore Hawkings, di cui, dopo il grande freddo del 1886 si persero i progetti.

Piccola nota di classe: gli autori polacchi di 11 bits studios hanno voluto omaggiare lo scrittore fantascientifico Stanisław Lem chiamando il veicolo con cui Hawkings tenta la fuga dall’inghilterra coloniale, Dragonfly, lo stesso epiteto si ritrova nella novella Invincible , su cui, peraltro, recentemente, abbiamo potuto gustare la trasposizione videoludica.

Avremo quindi un mondo intrecciato da quel gusto industriale inglese e steampunk, un mondo fatto di progresso e vapore, un mondo che utilizza ancora combustibili fossili nonostante il progresso repentino, un mondo, soprattutto, ghiacciato e pericoloso.

Come anticipato il nostro fine è la sopravvivenza in primis, la dignità di un popolo come secondo target: la comunità di sopravvissuti è la vera protagonista, un amalgama di idee, paure, istinti con cui costantemente avremo a che fare, con richieste specifiche e il voto di leggi in una sorta di democrazia sabbiosa che faticheremo a non far scivolare dalle nostre ghiacciate mani.

Il resto della lore si trova sparsa nel mondo di gioco.


DUE LIVELLI DI GESTIONE


A un primo approccio, Frostpunk 2 risulta spiazzante. Ho usurato il primo capitolo in ogni suo pixel, logicamente mi aspettavo che alcune meccaniche fossero riproposte, invece, cambia moltissimo, e sebbene sotto sotto il titolo 11bit Studios sia ancora presente, le logiche sono state ottimizzate, rendendo più snella la parte più gravosa e più complessa quella decisionale.

Una scelta che lo allontana dalla fastidiosa sensazione di essere un DLC di se stesso, come capita in molti casi di seguiti svogliati, ma allo stesso tempo rendendo più capricciosa la sua fruizione, poichè, semplicemente, dovremo reimparare a giocare.

Il tutto si dipana dal distretto centrale, sede del reattore che garantirà calore alla città e luogo dove istituire un consiglio, l’organo di governo di nuova Londra: attraverso dei rompighiaccio potremo colonizzare il mondo esterno installando diversi tipi di strutture, quelle per la raccolta del cibo, case per i nostri compatrioti per tenerli lontani dal freddo, centri di estrazione mineraria, poli industriali per la creazione di beni di consumo e, infine, il distretto logistico che ci aprirà la strada alla conquista delle lande più lontane.

Ogni elemento sarà una pedina importante, non esistono più le singole unità, ma vi saranno agglomerati autonomi: si impronteranno trovando diverse caselle edificabili e saranno vere e proprie sezioni a parte, potremmo decidere di ampliarle, o preferire di implementare nuovi piccoli reattori o punti di stoccaggio materiale, avremo un barra per impostare lo sfruttamento dell’agglomerato e un pulsante per forzare i lavori con tanto di capricci dei nostri, si spera fedeli, sudditi.

Non servirà quasi mai averne molti, ma in Frostpunk 2 viene premiato l’equilibrio, anche perchè una urbanizzazione incontrollata non supportata da una popolazione in salute e abile alla manodopera ci potrebbe portare alla stallo di non avere più arditi per proseguire in esplorazioni o nuove strutture.
Una situazione che nelle prime partite di test mi è capitata sovente, Frostpunk 2 in alcuni momenti sa trasmetterti quelle sensazioni di euforia e controllo che vengono puntualmente smentite poi da alcune situazioni impreviste, dalla morsa del freddo, da una miniera in esaurimento.

La nota importante, il grande insegnamento che ne ho colto è il non fermarsi mai sugli allori e anticipare problemi prima ancora che si manifestino: in ogni caso il titolo 11bits studios, almeno al livello sopravvivenza a cui ho giocato, ci consentirà sempre di rimediare, anche se momenti di sconforto non saranno rari, il consiglio è risolvere un problema alla volta, anche perchè essendo tutto legato con ogni probabilità placherete o attenuerete poi altre magagne.

L’impostazione gestionale della colonia, mantenendo i suoi equilibri, è, però, solo il principio.

Si potrebbe dire che Frostpunk 2 sia un gestionale con in seno una simulazione politica: non saremo necessariamente i capi e non controlleremo in tutto la colonia, a ostacolare i nostri propositi despotici ci sarà un consiglio formato dalle varie fazioni di sopravvissuti, che si riuniranno per votare, periodicamente, nuove leggi e indirizzare nuova Londra verso il progresso scientifico o virare nel mantenimento delle tradizioni.

Nascono quindi scelte morali, veri e propri favori per conquistarsi il voto dei domaghiacci, che spingo verso l’adattamento al freddo imperante, o gli assertori, evidente forza di destra (forse estrema) che punta tutto su progresso, merito e ordine, solo per citarne 2, altre “stirpi” verranno man mano arruolate grazie alle vicende di gioco e l’esplorazione,: la loro influenza sul consiglio varierà a seconda del numero degli stessi, che può mutare a seconda della fase di gioco.

Le relazioni, spesso complesse, con tutte le fazioni, rappresenterà la nostra stabilità politica, in caso di cattivo governo o scelte non apprezzate dai più potremmo essere deposti, anche qui attraverso un voto, che in caso ci sia sfavorevole comporterà anche il termine della partita.

Ma la magia di Frostpunk 2, in fondo, traspare anche attraverso tutti questi compromessi, sia nella gestione oculata delle risorse, sia nelle relazioni con le fazioni, e comunque, nonostante tutti i nostri sforzi, potrebbe ugualmente andarci assai male, perchè favorire chi non vuole, ad esempio, l’educazione scolastica ma preferisce quella familiare, potrebbe essere un palliativo effimero sul momento, ma alla lunga la mancanza di competenze potrebbe rendere nuova Londra insostenibile, e questa è solo una delle scelte possibili!

A dire il vero il mio governo ha vissuto alterne vicende in questa prova, con momenti di panico assoluto alternati da tentativi di ingenui imperialismi dove mi sono sentito realmente al comando, oserei dire quasi bravo, ma allo stesso tempo un tantino malleabile nel cercare di accontentare tutti o metterli volutamente contro, sperimentando varie strade: a memoria non ricordo nulla, se non il più complesso Europa Universalis di Paradox, che si sia avvicinato a questa piacevolezza.

Ma poteva finire qui il lato strategico? Ovviamente no, perchè a complicare ulteriormente il tutto ci saranno le esplorazioni del mondo congelato, la creazione di colonie di rifugiati che avranno anche loro una gestione a parte, con tanto di distretti e una propria economia, il tutto unito a nuova Londra da scambio merci e, ancora una volta, ponderazione delle risorse in gioco.

Non mancano, inoltre, eventi casuali, cosa farete con la miniera implosa, perderete quasi tutto il carbone per salvare gli operai, o preferirete mantenere la moralità a scapito delle risorse? Tutto questo plasmerà il comandante che vorrete essere, o almeno il migliore possibile, viste le circostanze.


UNREAL ENGINE 5


Sistema Prova
Processore: Ryzen 7 5800X3D
Scheda Grafica: RX 6800 XT
Ram: 32 GB ram 3200 Mhz
Archiviazione: SSD Nvme Samsung 980 PRO

A un primo impatto, alla risoluzione 3440×1440, avrei pensato, o almeno questo era il mio target, di poter sviluppare circa 60 Fps, venendo anche dal ricordo del primo capitolo: non sarà così, anche con gli ultimi Driver 24.9.1 una eccellente 6800 XT ne segna circa la metà, viene quindi in soccorso l’FSR in modalità qualità che porta il computo sui 47-49 fps, nelle fasi iniziali che scendono, ovviamente, in partite avanzate.

La ragione è Unreal Engine 5, che offre scorci incredibili, effetti sulla neve eccellenti, ma che richiede in pegno una buona capacità elaborativa: secondo me troppa, ma a sua discolpa, essendo il setting al massimo dettaglio, è abbastanza scalabile verso il basso, è possibile arrivare anche a 100 e oltre frame scegliendo impostazioni dal medio in giù, testati per sfizio, ma che non userei mai in partita.

La problematica più fastidiosa di avere frame non eccezionali è il compromettere il pixel response del mio monitor Ultra Wide a 144 Hz che dovrà lavorare a metà del suo refresh, è quindi non stupido pensare all’utilizzo di FMF per generare frame fasulli per non compromettere la resa video, se non fosse che l’aumento di latenza risulta quasi peggio.

De facto mi sono messo l’anima in pace è mi sono gustato lo spettacolo a 50 fps.

Cosa non mi è piaciuto? Sebbene la visione d’insieme sia a mio parere eccezionale, zoomando sui distretti si notano modelli abbastanza low poly, animati bene, ma che sono evidentemente elementi curati meno rispetto al resto: l’interfaccia è un esempio di come si possano inserire una marea di informazioni in modo ragionevole e razionale, con le fazioni in basso con relativo supporto alla causa, 4 icone di costruzione, le risorse in alto così come dei bollini rotondi che ci indicheranno le problematiche attuali, è veramente un piacere utilizzarla.

Passando al sonoro, anche qui mi sento di dire assolutamente perfetto al tema, nota di merito agli effetti, il ghiaccio lo senti sulla pelle.


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Uni
Uni
1 giorno fa

Decisamente interessante, mi avete incuriosito.