Empire of Sin Review

by Splintell
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SviluppatoreDistributoreVersione testataCostoData rilascio
Romero GamesParadox InteractiveSteam39,99 euro01/12/2020

Ultima uscita di Romero Games questo Empire of Sins, un gioco che si mostra grande sotto molti punti vista: vuole essere ambizioso, storicamente accurato ed offrire ai giocatori tutti gli strumenti per poter gestire il proprio impero del crimine facendo leva sui peccati della gente (comune e VIP) nell’epoca che maggiormente ha contribuito a plasmare la figura del Gangster.

Si può intraprendere la storia come un Picciotto D’Onore di Italica discendenza, un sanguinario immigrato Messicano, un violento e privo di scrupoli picchiatore Irlandese, una scaltra e temibile femme fatale Francese o ancora una subdolo e velenoso signore del crimine Cinese.*

Quelli elencati sopra sono solo alcuni dei possibili Boss selezionabili, in tutto ben 14, con abilità uniche e peculiari, assieme ad alcuni bonus legati alla tipologia di racket preferito, modalità di operazione e tanto altro. Elencare qui ogni singolo personaggio con tutto il suo corredo risulterebbe tedioso e toglierebbe un po’ il piacere di scoprire pian piano il proprio personaggio e la sua natura (in base a come gestisce gli inevitabili imprevisti che nel corso della partita incontrerà).

PS. * Prendiamo le distanze da qualsivoglia riferimento a persone, etnie o nazionalità, generate da luoghi comuni che in questo gioco abbondano, a causa della cultura popolare sviluppatasi attorno a queste figure realmente esistite.


Ambientazione e storia


Chicago, USA, 1923: basterebbero queste 3 parole per identificare immediatamente di cosa si sta parlando.
L’età d’oro dei Gangster, della polizia corrotta, dl proibizionismo, del razzismo imperante, della lotta di classe. Una delle tante macchie nella storia recente dell’America, divenuta nel tempo quasi un vanto per la cultura pop che ne ha attinto a piene mani per la realizzazione di capolavori dell’intrattenimento di ogni sorta: fumetti, cinema, musica e videogiochi, non esiste ambito della cultura moderna che non abbia trovato ispirazione in quel decennio tanto celebre e sanguinario.
Figure come quelle di Al Capone, John Dillinger, Bonny&Clide, Frank Ragen, Daniel Mckee Jackson hanno plasmato quegli anni, ed in Empire of Sin si vuole ricreare quella stessa identica atmosfera opulenta, decadente e viziata: bordelli e bische clandestine sono i principali racket a cui ci dovremmo dedicare con cura mentre ci procuriamo ogni sorta di alcolico illegale per continuare ad oleare una macchina che genererà pile di denaro sporco che useremo per pagare i nostri sottoposti, concludere affari o corrompere pubblici ufficiali.

Gameplay e modalità di gioco


Vorremmo poter finire qui la recensione, davvero!
Vorremmo poter soltanto dire che siamo rimasti incantati dal contesto storico ricreato, dalle strade di Chicago, dai personaggi così profondamente caratterizzati e portati in scena sapientemente, ma i problemi cominciano non appena dopo aver selezionato il nostro Boss.

Cominciamo dal principio: questo gioco si presenta a noi come un gioco Gestionale, Strategico a Turni e a tratti GDR (nel senso stretto di gioco di ruolo, non di meccaniche di combattimento).
Quando si pronunciano le parole gestionale e strategico, la mente vola immediatamente alla saga Total War (così come a Civilization, Crusader Kings ecc.), ma con una piccola quanto essenziale differenza: generalmente la parte definita “a turni” è quella della pianificazione delle mosse, degli accordi, dello spostamento delle truppe, della raccolta delle materie prime, in altre parole della gestione di quello che è il nostro regno, impero o business che sia (a seconda del gioco a cui stiamo giocando); la parte strategica dei combattimenti è in genere invece in tempo reale (con al massimo la possibilità di mettere in pausa per reagire ad un imprevisto o escogitare una contromossa) e questo di fatto tiene alta l’attenzione e rende partecipe il giocatore di quello che sta’ succedendo, incitandolo a reagire prendendo in mano le redini dello scontro (o della trattativa).

Inspiegabilmente in Empire of Sin si è deciso di fare esattamente l’opposto: la parte gestionale consiste in una check list da eseguire (senza delle reali conseguenze) mentre gli spostamenti per la città sono “rapidi”, ovvero non esauriscono turni per effettuarli.

Ma è nel combattimento che assistiamo alla comparsa della definizione “a turni” e purtroppo è quanto di più anacronistico possa esistere in un gioco al giorno d’oggi.
Un combattimento banale (come quelli iniziali) in cui si è in parità numerica o in leggero svantaggio si sviluppano in una eternità di tempo in cui spostiamo boss e sottoposti tra le coperture, li curiamo e tentiamo di concentrare il fuoco per abbattere i nemici. Siamo al limite del fastidio e della frustrazione per lo svilupparsi dell’azione in questo modo, considerando anche che abbiamo a disposizione abilità che sarebbe bello poter vedere in azione, attivate magari all’ultimo secondo per svoltare una situazione critica. Non troviamo le parole per descrivere quello che è un lavoro svolto assolutamente bene sotto il punto di vista artistico, ma che restituisce una sensazione di quasi sbagliato quando lo si gioca, il che porta a non giocarlo di conseguenza.

Eppure le premesse erano delle migliori; stando alla scheda di presentazione,


Tecnica


Qui risalta tutta la qualità di questo studio di sviluppo; la definizione dei modelli è ottima, le animazioni sono coerenti e precise, la telecamera si comporta sempre dignitosamente anche in situazioni critiche (come quelle di una piccola stanza o in presenza di tanti muri), mentre la colonna sonora ci accompagna lungo la scalata al potere nella città del peccato degli anni ’20.

Gli ambienti interni sono ricreati ad arte, mentre le strade risultano essere però troppo spoglie ed anonime (considerando che sono strade reali) e questo genera un curioso contrasto tra quelle sezioni di gioco che saremo chiamati a svolgere indoor (locali, safehouse, magazzini) e quelle invece che si svolgeranno al di fuori, tra strade semideserte, moli e porti desolati e rimesse di campagna quasi abbandonate. Ricordando l’ambientazione storica (i ruggenti anni ’20), potrebbe essere tuttavia una scelta stilistica quella di rappresentare uno scorcio di America in siffatto modo, dove la parte lussuriosa di una società fin troppo pudica e puritana era nascosta agli occhi dei più, celata dietro facciate fatiscenti di palazzoni in rovina, dove al loro interno veniva offerto ogni sorta di vizio reso illegale dalla legge di quegli anni.


Conclusioni


Vorremmo poter dire che ci dispiace per questo gioco, che magari con aggiornamenti futuri qualcosa possa cambiare in meglio, ma la triste verità è che Empire of Sin è attualmente un gioco realizzato davvero bene ma pensato davvero male.
Può sembrare esagerato in effetti, si evince come tutta la critica ruoti attorno al combattimento a turni: sarebbe bastato magari mettere una nota a piè di pagina con un sincero “non ci piacciono i combattimenti a turni“, ma la sensazione che abbiamo avuto nel giocarlo è stata proprio quella del fastidio per un gameplay che poteva e doveva essere diverso.

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