“Se non ce la fai la prima volta, muori e muori ancora”, questo il trafiletto che andava chiudendo il primo trailer di Deathloop, che proponeva un interessante sparatutto basato sulla ripetizione infinita di un misterioso ciclo temporale.
Chiunque ne abbia seguito lo sviluppo deve ammettere che la fase di presentazione del prodotto sembrava in qualche modo voler impiattare la visione Rogue-lite di uno shooter carnale insaporito dalle meccaniche di Dishonored.
Non ci saremmo quindi stupiti e anzi, avremmo probabilmente apprezzato se mettendo le mani sul prodotto finito ci fossimo trovati davanti al fratellone di Hades con i fucili ed i poteri sovrumani di Corvo Attano.
Certo, avremmo messo le mani su un prodotto inquadrato, magari molto difficile e celebrativo nei confronti delle più pure meccaniche action, così adatte a regalare ore e ore di divertimento ai giocatori avvezzi al genere ma allo stesso tempo carburante ad alti ottani per noia e frustrazione a chi ha gusti più distesi.
Lo ammettiamo, non ci saremmo aspettati qualcosa di diverso dato anche il periodo florido per questo tipo di produzioni, ma non è servita che una manciata di giri d’orologio per spazzare via le nostre aspettative, mettendoci di fronte ad una offerta ludica e narrativa ricca, sfaccettata e piacevolmente accessibile.
Benvenuti a Blackreef
Ci si sveglia dopo un incubo su di su una spiaggia in preda all’amnesia, forse l’indomani di una serata di eccessi. Pochi passi e strani messaggi fluttuanti ci avvolgono in un’ ispirata estetica anni sessanta dal sentore kubrickiano. Si tratta di un espediente scenico in grado di inserirci perfettamente non solo nel contesto narrativo, ma anche in quello delle meccaniche di base.
Il nostro nome è Colt Vance, ci troviamo su di un’ isola sperduta nel mare dell’ antartico, Blackreef, dove ogni giorno è lo stesso giorno a causa di una particolare anomalia temporale. Non sappiamo perché o per come, ma otto visionari tra cui scienziati, artisti e ricconi viziati sono la causa di tutto questo. Non abbiamo dubbi, dobbiamo e vogliamo spezzare “il loop” e l’unico modo per farlo prima del calar della sera è quello di farli fuori tutti e otto nell’ arco di un’ unica giornata.
Purtroppo la sola forza non può bastare, tutti gli abitanti di Blackreef, gli Eternalisti, sembrano volerci sotto terra, una certa Julianna ne ha fatto un modello di esistenza dandoci costantemente la caccia e nessuno dei visionari tiene poi molto a prendersi una pallottola in mezzo agli occhi.
L’isola è vasta, il tempo stringe ed i nostri bersagli evitano di stare troppo in compagnia gli uni degli altri, un po’ per protocollo, un po’ perchè non è che vadano tutti troppo d’accordo.
Ci troveremo per forza di cose a lavorare d’ astuzia, a conoscere il loop, i movimenti dei visionari, a manipolarli conoscendone le vulnerabilità e sabotando i loro piani, freddandoli al momento giusto e perchè no, se possibile, irrompendo nelle loro dimore lasciandosi dietro una scia di morte e distruzione.
Dacci oggi il nostro piombo quotidiano
La giornata tipica in Deathloop è divisa in quattro momenti (Mattina, Mezzogiorno, Pomeriggio e Sera) durante i quali ci troveremo ad esplorare in ordine libero una delle quattro Aree che compongono Blackreef (Updaam, Karl’s Bay, Fristad Rock ed Il Complesso). Durante l’ esplorazione il tempo non scorre, ma uscendo dall’ area si passerà al momento della giornata successivo. Morendo o arrivando alla notte ci risveglieremo sulla spiaggia e la giornata ricomincerà da capo perdendo tutto (o quasi) l’equipaggiamento raccolto.
In puro stile Arkane avremo la possibilità di combinare l’uso di armi, gadget, poteri, attacchi corpo a corpo per darci la massima libertà d’ approccio alle situazioni che andremo ad affrontare. Anche lo stealth è un prezioso alleato ed il magnifico level design, dalla spiccata verticalità e complessità strutturale, lo incoraggia a più riprese e anzi, lo fa alle volte preferire all’ approccio più duro e diretto.
Il mondo di gioco è disseminato di Bocche da Fuoco di vario tipo e grado. Le versioni più pregiate risultano le più mortali mentre quelle basilari tenderanno ad incepparsi facendo meno danni.
Potremo inoltre modificarle utilizzando le piastrine che troveremo sparse per il mondo di gioco o lasciate cadere dai vari nemici. Anche Colt potrà essere potenziato tramite delle piastrine apposite.
I poteri sono garantiti dalle Tavolette, strani manufatti attentamente custoditi dai visionari capaci di donare poteri sovrannaturali utili e divertenti da utilizzare, spaziando dal classico teletrasporto alla più eclettica “Unione”, per cui i danni ad un nemico si riflettono su tutti gli altri.
Anche Colt ha la sua speciale tavoletta da cui nemmeno la morte può separarlo :”Ritorno”, che gli da la possibilità di esaurire la vitalità due volte prima di tirare le cuoia e ricominciare il loop.
Tutto ciò che si raccoglie nel corso della giornata, eccezion fatta per la tavoletta “Ritorno”, viene perso morendo o concludendo il loop, o quasi.
La valuta che più importa nello svolgersi dell’ esperienza rimane comunque il potere degli indizi raccolti durante l’ esplorazione. Essi forniscono le informazioni chiave essenziali che ci guideranno tra i vari blocchi narrativi del titolo, che pur essendo lineari nella struttura, lasciano al giocatore un’ encomiabile libertà d’approccio.
Per rendere l’esperienza sia più accessibile che appagante Arkane ha optato per quello che viene chiamato “potere di infusione”. Senza spiegarne troppo i dettagli ed evitare gli spoiler di trama ci limiteremo a segnalare la possibilità di accumulare “Punti di infusione”, che tra un momento della giornata e l’altro potremo spendere per rendere Armi, piastrine e Tavolette permanenti, senza più doverci preoccupare di perderle tra un loop e l’altro.
Una spolverata di pepe la dà la possibilità randomica per cui Julianna invada le nostre sessioni esplorative con il solo scopo di terminarci. Se mai si avesse la perversa voglia di rompere le scatole agli altri giocatori, il gioco offre la possibilità di impersonarla in una modalità PvP che riprende per certi versi quanto offerto dai Dark Souls. Diciamo che pur rimanendo elemento accessorio, risulta comunque una piacevole aggiunta.
Sunto dei blocchi narrativi.
Next gen ma non troppo
Processore | 10900KF |
Scheda Grafica | 2080Ti |
Ram | 16Gb 3200Mhz |
Hard Disk | SSD PCIe 3.0 |
Disponibile solo su PC e Playstation 5 e abbandonata la vecchia generazione di console da gioco, Deathloop può contare su un Void Engine tirato a lucido per l’occasione. Le texture ed il mapping delle superfici restituiscono una nitidezza ed un dettagli difficilmente prima raggiunti, l’uso del ray tracing le ombre e l’occlusione ambientale morbide e coese ed il supporto all’ upscaling tramite DLSS ed FSR dà la possibilità di raggiungere un ottimo rapporto tra resa visiva ed espressione in termini prestazioni.
I problemi di “Stuttering” legati al polling rate del mouse della prima versione sono stati risolti e la fluidità visiva è ora estremamente solida.
Ottimo il supporto completo al Dualsense di PS5 portato anche su PC grazie alle API di Steam. implementata alla perfezione il feedback aptico ed i grilletti adattivi, che cambiano la loro “durezza” in base al peso o alle condizioni dell’arma imbracciata; se questa dovesse incepparsi il grilletto sarà impossibile da premere.
Graditissimo e di alto livello il completo doppiaggio in Italiano, particolarmente prezioso visto il contesto narrativo fatto per lo più di messaggi via radio e codec audio. Peccato solo che la caratterizzazione di Colt e di Julianna di quello in lingua originale risulti superiore sia per timbrica che per interpretazione, con scambi di battute che risaltano tendenzialmente meglio l’ironia della scrittura.
Lato negativo per l’ intelligenza artificiale che purtroppo, nonostante i ritocchi delle ultime patch, risulti primitiva e anacronistica rispetto a giochi con ben più di una decina d’anni sulle spalle. I nemici sembrano non sapere dove si trovino, corrono in giro in maniera scomposta, si allineano in fila uno dietro l’ altro per entrare dalle porte come se seguissero mamma anatra.
Certo sparare è dannatamente divertente grazie alla risposta fisica, possente e soddisfacente delle bocche da fuoco, ma alla lunga si finisce per avere la sensazione di giocare la tiro al piattello con bersagli antropomorfi.
Per cercare di bilanciare il tutto Arkane ha introdotto un livello di danno al personaggio poco permissivo, mai punitivo ma che porta a non sottovalutare il potere d’arresto nemico, che nonostante non brilli per arguzia, può contare sulla marcata superiorità numerica. Fortunatamente l’approccio stealth funziona invece alla perfezione, i nemici hanno una vista abbastanza allenata e cercare di mantenere un basso profilo risulta abbastanza stimolante.
Nonostante tutto pensiamo che alla fine l’ approccio ibrido sia quello più vario e divertente, anche se le limitazioni dell’ IA risultano a tratti limitanti.
Conclusioni
Deathloop è una ventata di coraggio all’ interno di un mercato che fatica sempre più a trovare il modo di rinnovarsi temendo di non essere compreso . Il meraviglioso level design, la libertà d’approccio, il grande puzzle narrativo e le battute scoppiettanti trasmettono al giocatore la voglia di saperne sempre di più, di capire, pezzetto per pezzetto, cosa diavolo stia succedendo sull’ isola di Blackreef.
Il Gameplay ricco, sfaccettato tipico offerta dall’ impianto ludico e lo sviluppo intricato delle aree di gioco si traducono nella ricetta di uno degli shooter single player più coinvolgenti regalatoci dall’ ultimo lustro.
Accessibile e mai punitiva, la formula frutto del genio di Arkane si rivela esser ricca di mordente e genuino divertimento.
Peccato solo per l’IA davvero scadente ed una scarna varietà nella proposta delle armi da fuoco che va per forza di cose ad intaccare un prodotto davvero poco lontano dall’assoluta eccellenza.