ZEN 4 Dense: è la risposta di AMD alla nuova architettura Intel?

by Francesco Viscardi
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Nella giornata di ieri hanno debuttato ufficialmente le nuove Cpu Intel di 12esima generazione, le prime soluzioni x86 basate su struttura ibrida ad alte prestazioni, ovvero equipaggiate con core fondati su due architetture differenti, Golden Cove e Gracemont.
Da diverso tempo sappiamo che AMD risponderà a inizio 2022 alla nuova offensiva targata Intel con i Ryzen dotati di 3D V-Cache, una grande cache posta sopra il chiplet, che permetterà di migliorare ulteriormente quanto di buono già visto con i Ryzen 5000 senza intervenire profondamente sull’architettura. Stando alle voci di corridoio, bisognerà attendere l’ultima parte del 2022 per vedere CPU Ryzen basate sulla rinnovata architettura Zen 4.


Zen 4 potrebbe però non essere l’unica novità in sviluppo nei laboratori di AMD. Secondo le indiscrezioni raccolte dal canale YouTube Moore Law Is Dead (e che potete visionare qui sotto), AMD starebbe lavorando su “Zen 4D“, dove la D starebbe per “Dense“, una sorta di “fork” di Zen 4, un’ottimizzazione a cui l’azienda rimuoverà alcune caratteristiche non fondamentali. Un core che, apparentemente, potrebbe rappresentare l’E-core in salsa AMD per future architetture ibride. Stando a quanto diffuso, un core Zen 4D avrebbe una cache minore e funzionerebbe a frequenze più basse dei core Zen 4 “tradizionali”, al fine di offrire una maggiore efficienza energetica.


Il nuovo core Zen 4D, più piccolo di quello Zen 4, consentirebbe ad AMD di creare chiplet con 16 core anziché solo 8, spingendo così sul numero di core (cosa molto utile nei carichi come la produttività) per le future CPU ibride. Una strada differente da quella di Intel: anziché progettare architetture totalmente differenti, AMD punterebbe a ottimizzare un design esistente con ovvi benefici sui costi e i tempi di sviluppo.


Il primo progetto basato su Zen 4D risponderebbe al nome di “Bergamo“, nome in codice che abbiamo già incontrato in passato: si tratterebbe di una CPU EPYC fino a 128 core, basata su 8 chiplet con 16 core Zen 4D ciascuno. Non un progetto ibrido, almeno inizialmente, ma un chip server per applicazioni specifiche. Al momento non è certo al 100% che il progetto avrà l’SMT (Simultaneous Multi-Threading), offrendo così due thread per core, ma prima o poi ne sapremo di più visto che Bergamo dovrebbe arrivare nel Q2 2023.


Bergamo dovrebbe però essere la “prova generale” prima di vedere Zen 4D anche in ambito desktop e mobile: non va infatti dimenticato che in passato sono circolate indiscrezioni su una APU chiamata Strix Point (possibile serie Ryzen 8000) formata sia da core Zen 5 che, appunto, da core Zen 4D, quindi una CPU ibrida sulla falsariga di quanto sta portando avanti Intel. Si parla in tal senso di 8 core Zen 5 affiancati da 16 core Zen 4D.
Le fonti di Moore Law is Dead affermano infine che Zen 5 sarà un’architettura molto più entusiasmante di Zen 4. I primi progetti Zen 5 potrebbero arrivare nel Q4 2023 e, stando alle voci, i core Zen 5 garantirebbero un incremento dell’IPC (le istruzioni calcolate per ciclo di clock) del 20-40% rispetto ai precedenti Zen 4.
Appassionati del Vault, se queste indiscrezioni verranno confermate, si prospetta all’orizzonte una sfida senza esclusione di colpi tra le due case produttrici di chip e sicuramente ne vedremo delle belle.
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Patrick Grioni
Amministratore
3 anni fa

Credo sia tutto molto interessante, fare core più piccoli per metterne il doppio, in certi ambiti, potrebbe fare la differenza in ambito Chiplet, come si è visto poi nelle APU.