Annunciata nel 2018 con il nome in codice Project Stream, lanciata ufficialmente in tutto il mondo(e quindi anche in italia) nel Novembre 2019 e con alle spalle oltre 2 anni di servizio, ha promesso all’attuale generazione di giocatori di farci dimenticare di Pc da gaming e console: la frontiera del videogiocare sarebbe stato il cloud gaming, e Google è stata la prima (tecnicamente è inesatto, ma gli altri servizi non erano minimamente integrati come Stadia) ad esserci andata incredibilmente vicina.
la qualità generale lasciava molto a desiderare, instabilità di rete ed un input lag mostruoso rendevano invalidante la quasi totalità dei giochi ad eccezione di pochi titoli per i quali un vero PC da gaming non sarebbe neanche richiesto.
Ciò nonostante con il tempo (e soprattutto con una connessione adeguata) il servizio è migliorato parecchio, tanto arrivare alla fine a permettere a chiunque, nella maggior parte delle condizioni (addirittura in 4G), di godere dignitosamente di giochi tripla A direttamente dalla propria TV , dal chromebook o dallo smartphone senza avere la necessità di possedere fisicamente il gioco o una macchina capace di supportarlo.
Quindi questa è la fine della storia? Tutti sono contenti e le console ed i computer sono un ricordo del passato?
Guardandoci attorno diremmo proprio di no: eppure Stadia, così come tutti i servizi di cloud gaming esistenti, hanno avuto una enorme opportunità storicamente irripetibile (si spera) per capitalizzare su questa tecnologia ed affermarsi come nuovo modo di usufruire dei contenuti videoludici: una pandemia globale con annesso shortage di componentistica della quale patiamo tutt’ora le conseguenze e di cui, in tutta onestà, non se ne intravede la fine.
Cosa è andato storto quindi? Perché centinaia di migliaia di utenti preferiscono pagare più del doppio o aspettare decine di mesi per una GPU quando potrebbero semplicemente abbonarsi a Stadia e risolvere gran parte dei loro problemi?
Passato il treno dell’hype, quello che è rimasto è si un servizio valido e sulla carta potenzialmente in grado di cambiare per sempre il paradigma gioco = macchina da gioco, ma nella realtà dei fatti ancora inattuabile a causa dell’infrastruttura globale del web e delle abitudini della maggior parte dei giocatori.
Google lo ha scoperto nel più sconveniente dei modi, ritrovandosi con dei numeri di utenti ben al di sotto delle più umili aspettative, cosa che ha inevitabilmente costretto la compagnia a cambiare rotta.
Notizia recente direttamente da Business Insider parla di una deprioritizzazione (termine orribile, ma è quello utilizzato da google stessa) del progetto Stadia come piattaforma a se stante, mentre altri accordi tra il gigante di Mountain View ed alcuni publisher e team di sviluppo (tra cui spiccano Capcom e Bungie) venivano proposti riguardati proprio la tecnologia Cloud Gaming ed il supporto diretto del team per una più immediata e proficua integrazione sulla piattaforma.
Questo fa pensare che potremmo non vedere più esclusive Google Stadia, in quanto Phil Harrison (Vice Presidente attuale di Google) ha ammesso che non investiranno più nella creazione di titoli originali a causa dell’alto costo di produzione e realizzazione di titoli all’altezza degli standard di Stadia.
Che tradotto significa che non creeranno più nuove IP perché nessun nuovo gioco riuscirebbe ad essere un service seller, non nello stesso pianeta in cui esiste già Xbox GamePass.
PcGamingVault.com
Ciò che rimane di questo simil-flop è tuttavia una buon servizio che, con le dovute limitazioni e con una massiccia e ben studiata integrazione (magari direttamente con il PlayStore di Android e tutti i giochi che vi stanno sopra), potrebbe rinascere nuovamente in tempi molto brevi, cavalcando il nuovo trend globale del META-VERSE e della realtà aumentata, dove avere una macchina da gioco da migliaia di euro racchiusa in uno smartphone Android da poche centinaia potrebbe essere davvero la nuova gallina dalle uova di platino tempestate di diamanti.