Sviluppatore: | Distributore: | Versione testata: | Costo: | Data rilascio: |
Coin Operated Games | Work Shift Play Inc. | Steam | 16,79 euro | 03/06/22 |
Amici del Vault, oggi vi parleremo di una nuova uscita che si presenta come un classico RPG Isometrico e rappresenta il proseguo diretto (anche se non in termini di macrostoria) del precedente ma parecchio sconosciouto EMPYRE: Lords of the Sea Gates.
Le premesse interessanti ed uno stile alquanto singolare hanno attirato la nostra attenzione a tal punto da provarlo, nella speranza che possa rappresentare uno di quei titoli che fanno della narrazione e del gameplay il proprio punto di forza.
Dal trailer ufficiale emergono sicuramente un’ambientazione ben studiata che, se supportata da un contesto coerente e credibile, potrebbe creare un’atmosfera quasi alla Bioshock seppure con un’impianto totalmente differente.
Non ci resta che scoprirlo in questa prova.
ARCHITETTURA MECCANIZZATA
“Retro-Futuristic, Steampunk Neo-VIctorian Utopia sets in 1925 Far West” per citare direttamente gli sviluppatori, quello che ci viene mostrato al primo avvio del gioco è un mondo devastato, sulla quale l’uomo non ha più il controllo su nulla. La natura ha reclamato nuovamente le terre emerse con eventi climatici estremi che hanno inondato le coste e con l’avvento di esseri a metà tra piante e demoni che hanno reso impossibile la vita in tutto il pianeta, ad eccezione di un’ habitat in particolare: il deserto. Questo rappresenta l’ultima frontiera nonché l’unica speranza per la sopravvivenza del genere umano che, strano a dirsi, si è completamente affidata alle macchine per la costruzione e la gestione di BLISS, la città dove si svolgeranno gli eventi narrati in questo gioco.
Da menzionare che lo sviluppo di questa città è stato affidato (nella realtà) all’ Architects of Invention, un’associazione internazionale di architettura, design e e urbanismo che ha collaborato con gli sviluppatori nella realizzazione della città.
Notiamo fin da subito una netta distinzione tra 2 ambienti: la città, cuore pulsante di tutta la storia e del mondo di gioco, e la “non-città”, ovvero tutto il resto degli ambienti che vengono rappresentati. Il dualismo è chiaro tra l’ordine ed il progresso contrapposto al disordine e all’abbandono del mondo esterno, ma abbiamo notato anche una mancanza di cura nei dettagli tra i due ambienti.
RITMO BLANDO
La natura del gioco pare fin da subito alquanto criptica e ben poco chiara: Gli isometrici richiamano alla memoria RPG di altri tempi ma sembra di avere a che fare, invece, con un punta e clicca dalla forte trazione narrativo-investigativa.
La componente ruolistica è elementare, quasi abbozzata alla scelta del personaggio ed alla distribuzione di punti in abilità e tratti caratteriali che vengono potenziati durante la trama; non abbiamo mai avuto la sensazione di essere davvero dentro la storia a causa di una narrazione lenta e poco incalzante (ma soprattutto per i grossi limiti grafici). Viene meno la colonna portante del titolo e il poco interesse che suscita non è sufficiente a colmare i vuoto tanto da spingerci a continuare a giocarlo.
I combattimenti sono un altra nota dolente: a tratti hanno ricordato quelli di Empire of Sin (e già questo non è esattamente un complimento) ma per certi versi ancora meno dinamici e meno belli da vedere per via delle animazioni decisamente vecchie e legnose.
LE REFERENZE NON BASTANO
il primo avvio di questo Empyre è stato sicuramente illuminante sotto un punto di vista: siamo tornati a quindici anni fa, come potete immaginare dalla scheda qui sotto.
Va da se che questo non è in assoluto un punto a sfavore anzi: siamo generalmente molto felici quando un nuovo gioco non appartenente ai famigerati AAA resta con i piedi per terra e pensa alle masse, specialmente se il comparto grafico (e quindi la direzione artistica intrapresa) non lo richiedono; questo però è eccessivo. Stiamo parlando di un gioco che sembra essere stato sviluppato nel 2005, dimenticato in un Floppy Disk per 17 anni e magicamente rilasciato adesso. Oltre alle scelte cromatiche in alcune ambientazioni, non rimane nulla di questa città retro-futuristica e dell’innegabile impegno dedicato alla sua creazione.
CONCLUSIONI
Qualunque briciolo di interesse potesse esserci al primo avvio è stato purtroppo spazzati via quasi immediatamente. Spesso ci sentiamo in difetto nel giudicare rapidamente un titolo, raccontando a noi stessi che magari il meglio viene dopo, che dovremmo avere più fiducia e finire del tutto un contenuto prima di esprimerci in merito. Questa volta però le cose sono diverse; non vogliamo usare questo Empyre: Dukes of the Far Frontier come capro espiatorio, ma questo è l’esempio lampante di come nel mondo dell’intrattenimento tutto (quindi non solo videogiochi) l’essere autoreferenziali non paga quasi mai. Poco importa se nel tuo team di sviluppo hai del personale proveniente da grossi studi come Crytech, CodeMaster, Creative Assembly, poco importa se la tua città virtuale è stata pensata e disegnata da un’associazione di architetti…
Questi sono tutti accessori che puoi sfoggiare se e solo se i fondamentali sono validi ed hai per le mani un gioco che sia davvero un gioco, che diverta ed intrattenga.
Magari semplicemente l’idea di fondo è talmente di nicchia che non siamo stati in grado di apprezzarne le qualità, ma non arriviamo a giustificare qualsiasi prodotto dietro l’ombrello dell’ INDIE. Se sei talmente di nicchia che sei conosciuto ed apprezzato da un migliaio di persone in tutto il mondo, probabilmente stai sbagliando qualcosa.
Si può sbagliare, ma in questo caso veramente c’è pochissimo da salvare.
Uno di quei casi, insomma, in cui le aspettative e le premesse non combaciano con la qualità del prodotto finale. Un vero peccato.
Son proprio curioso di provarlo 😚