Cult of The Lamb Review

by Vincenzo Gentile
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Sviluppatore:Distributore:Versione testata:Costo:Data rilascio:
Massive MonsterDevolver DigitalSteam22,99 euro11/08/2022

Cult of the Lamb potrebbe, se visto con superficialità, essere visto come l’ennesimo titolo Roguelite dalle interessantissime prospettive, ma che in un mercato satollo di tali proposte, rischierebbe di perdersi tra un’offerta diventata estremamente competitiva: ciò, però, non accade vista l’anima geniale che lo contraddistingue e la freschezza della sua struttura.

Prodotto dai ragazzi di Massive Monster e distribuito da Devolver Digital, noti per la saga di Serious Sam, ci trasporta in un universo fatto di paradossi, in cui vittima e carnefice si mescolano in un caos di ruoli che non avevamo mai sperimentato, ove l’agnello (sacrificato) diventa l’arma di vendetta.

Il gioco è presente su molteplici piattaforme, tra cui Switch, PlayStation, Xbox e PC (GOG e Steam).


UN AGNELLO SACRIFICALE


Come dicevamo impersoneremo un agnello portato ad un altare in qualità di sacrificio rituale, per fare si che venga mantenuto lo status quo in una sorta di teocrazia, in cui il potere nelle mani di quelli che vengono definiti Arcivescovi, i quali tramite i sacrifici rituali idealmente vorrebbero porre il freno al sopraggiungere di un’entità che distruggerebbe l’ordine preesistente.
Nell’arco di pochi minuti però la condizione di base verrà totalmente capovolta.

Dopo essere stati uccisi, la sopracitata entità (The One Who Waits) si impossesserà di noi, e ci trasformerà nella sua macchina vendicativa che col tempo arriverà a creare un proprio culto in onore del nostro salvatore, il che ci riporta esattamente al titolo The Cult of the Lamb.

Nel processo di creazione del nostro personalissimo culto, andremo incontro a molte peripezie e scelte, che ci porteranno ad integrare nuovi adepti al “gregge”, costruire un insediamento in cui fare vivere i nostri sottoposti ed intraprendere delle vere e proprie crociate contro chi originariamente ha sacrificato il capostipite del nuovo culto.


TRA IL GESTIONALE E IL ROGUELIKE


Nonostante The Cult of the Lamb non presenti una durata particolarmente ampia, assestandosi intorno alla decina di ore di gioco, l’intero gameplay è ben calibrato e bilanciato, presentando delle caratteristiche basilari che evitano al giocatore di incastrarsi in serie ripetitive e lungaggini inutili, facendo si che il tutto scorra perfettamente, intrattenendo il giocatore dall’inizio alla fine.
Nel suo DNA, comunque, è un classico Roguelite unito a delle componenti gestionali, le quali vengono alla luce soprattutto nella gestione dell’insediamento e nell’organizzazione degli adepti.
Il gioco si svolge principalmente in due differenti parti, che sono una prima in cui bisogna creare le basi per il nostro insediamento, soddisfacendo le necessità dei cultisti, dandogli cibo, altri materiali ed un luogo in cui dormire. 

Vi è poi una seconda componente del gioco che è quella tipicamente roguelike, con dungeons da risolvere sia per i fini della narrativa che per poter permettere la crescita del culto. I dungeons saranno affrontabili con set di armi e scenari generati in maniera casuale, il che comporta che nonostante un gameplay molto bilanciato, talvolta il nostro personaggio sarà potente e/o veloce quanto la nostra arma più debole.
Il sistema di combattimento non è eccessivamente complesso, con poco più di un singolo pulsante di attacco, un potere speciale (maledizione) e la capacità di schivare.
Un sistema quindi basilare, ma estremamente efficace e semplice da padroneggiare.

Le azioni che svolgeremo nello sviluppare il nostro culto avranno un impatto diretto nella progressione dei dungeons, avendo come base la felicità dei cultisti, i quali più sono felici, tanto più permetteranno una rapida crescita del credo e della loro devozione, il che si tramuta poi successivamente nella capacità di sbloccare abilità, armi ed altri elementi che faciliteranno la nostra ascesa a leader.
Aumentare e mantenere la lealtà e la fede di tutti è più complesso di quanto ci si potrebbe aspettare, ma assolutamente non rappresenta un’esperienza frustrante.
Col progredire del culto, ovviamente inizieranno a palesarsi degli eretici, e dovremmo avere a che fare con loro durante tutta la nostra esperienza e saremo costretti a trovare un modo per limitare loro e rendere contemporaneamente felici i fedeli. Nel nostro caso la risposta è stato sacrificare gli eretici, infervorando così i cultisti.

C’è una pressione delicata ma costante nel gioco, sotto forma di ciclo giorno/notte.
Che tu sia nel tuo insediamento, in uno degli altri luoghi che scopri lentamente o nel bel mezzo di un dungeon, il tempo sta lentamente passando.
Ciò significa che i cultisti stanno lentamente diventando affamati, si ammalano o addirittura muoiono, che a sua volta significa che la lealtà del tuo culto inizierà a diminuire, il che richiede molto lavoro per invertire l’andamento se lasciato incustodito.
Non è difficile evitare una situazione in cui il culto si rivolta contro di noi, ma per tenere sotto controllo le cose, bisogna mantenere un buon equilibrio tra la manutenzione degli insediamenti e l’avventura nei dungeon.


IL CARTOON CHE MASCHERA LA VIOLENZA


Sistema Prova
Processore: Ryzen 5 3600
Scheda Grafica: Nvidia GeForce RTX 2070
Ram: 16 GB (2×8) Crucial Ballistix 3600 MTs
Archiviazione: Crucial P5 1TB

Meritevole di una menzione positiva è la direzione artistica, estremamente ispirata sia nella componente grafica, quanto nel sonoro.
Di fatto è presente uno stile grafico con un disegno che in alcuni casi porta alla memoria alcuni prodotti storici di Cartoon Network, come ad esempio Gumball e le Powerpuff, con delle animazioni che, nonostante la truculenza di determinate sequenze, restano sempre e comunque adorabili dato il design dei vari personaggi ed il costante sorriso mantenuto dagli stessi durante il gioco…. A pensarci col senno di poi, la felicità e spensieratezza del nostro protagonista mentre macella Arcivescovi ed altri boss ha del sinistro.
Anche il sonoro ha dei livelli di qualità estremamente alti, con musiche azzeccate e calzanti e presenti in un moltitudine di situazioni. Particolarmente ben riuscito è il motivetto che costantemente risulta presente nel villaggio.


CONCLUSIONI


Cult of the Lamb è un titolo estremamente ben congeniato, che colpisce sia per le componenti roguelike, che in quelle gestionali, le quali sono ben amalgamante e studiate in un modo che anche se determinate meccaniche possono essere basilari, esse non sono mai banali per il come sono state implementate.
Il gioco è eccellentemente caratterizzato sia graficamente che sul comparto sonoro, usando un’estetica ed un sound cartooneschi che vanno a mascherare in qualche modo la violenza che si pone come presupposto basilare per la trama e l’esistenza del gioco in se.
Il gioco non è mai banale ne ripetitivo e si merita sicuramente di essere promosso a pieni voti.

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